Risolto dopo 90 anni il 'giallo' dell'SOS lanciato dai superstiti del Dirigibile Italia, dopo l'incidente avvenuto durante il sorvolo dell'Artico il 25 maggio 1928. Furono le avverse condizioni del meteo spaziale, determinate dall'attività del Sole, a far sì che le richieste d'aiuto inviate via radio dal generale Umberto Nobile non venissero intercettate dalla più vicina nave della Regia Marina, ancorata alle Isole Svalbard, bensì da un giovane radioamatore russo distante 1.900 chilometri.
A dimostrarlo è uno studio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che ricostruisce per la prima volta le condizioni presenti in quei giorni nella ionosfera, lo strato dell'atmosfera (tra 50 e 1.000 chilometri di altezza) che risente dell'attività solare e influenza a sua volta la propagazione delle onde radio.
"Abbiamo ricostruito le condizioni ionosferiche di quei giorni usando recenti modelli matematici e le poche osservazioni geofisiche dell'epoca, come il conto delle macchie presenti sulla superficie del Sole tra maggio e giugno 1928", spiega Bruno Zolesi, associato di ricerca presso l'Ingv. "Abbiamo così realizzato delle mappe che descrivono la zona d'ombra attorno al punto di trasmissione: mostrano che la radio frequenza usata dai naufraghi non poteva essere ricevuta in tutta la regione delle Isole Svalbard, dove si trovava la nave 'Città di Milano'. Lo strato riflettente della ionosfera consentiva solo comunicazioni sulla lunga distanza, e infatti l'SOS fu ricevuto da un radioamatore russo e, in seguito, dalla stazione radio militare di S. Paolo a Roma".
A complicare le comunicazioni, nell'ultima settimana di maggio, fu anche una tempesta geomagnetica, di cui però non sono noti gli effetti sulla ionosfera. Dell'epopea di Nobile, che ha affascinato intere generazioni, non rimane solo la mitica Tenda Rossa che diede rifugio ai superstiti della spedizione, e che il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano sta restaurando in vista di una prossima esposizione al pubblico.
Oggi come allora, i ricercatori italiani nell'Artico hanno "la stessa passione e la stesso voglia di conoscere che aveva Nobile: anche noi ci sentiamo esploratori del futuro", afferma Massimiliano Vardè, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) a capo della Stazione Artica "Dirigibile Italia" a Ny-Alesund. Un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, dove Vardè lavora con altri sei italiani per misurare la 'febbre' al pianeta e studiare i cambiamenti ambientali indotti dall'uomo.
"E' una base di importanza strategica, che unisce il mondo della scienza a quello politico della diplomazia", sottolinea il presidente del Cnr, Massimo Inguscio. "Un connubio che si rafforzerà il 25 maggio, quando al Cnr, in occasione dei 90 anni dalla vicenda del Dirigibile Italia, si insedierà il nuovo Consiglio scientifico per l'Artico: l'organismo, presieduto dal ministro plenipotenziario che rappresenta l'Italia al Consiglio Artico, definirà il futuro programma di ricerche".
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