Dall'alto dei suoi 500.000 anni, l'Etna è uno dei vulcani più attivi al mondo e sta semplicemente facendo il suo mestiere.
Quello della notte fra il 25 e il 26 dcembre è stato uno strano terremoto, osserva l'esperto, nel senso che "è stato periferico rispetto alle altre manifestazioni. Stiamo monitorando la situazione, ma sembra che siamo in fase di declino eruttivo e di raffreddamento delle colate, ma non è escluso che possano aprirsi bocche a quote minori come ad esempio a Piano del Vescovo, a Sud della Valle del Bove".
Il sisma di magnitudo 4.8, prosegue Provotera, è "un fenomeno isolato e non è altro che la risposta fragile del versante orientale del vulcano alla variazione di stress indotta dall'apertura della frattura eruttiva di tre metri nella faglia di Fiandaca. Questa faglia è una struttura che non si muoveva più da tempo: la situazione ora ricorda quella dell'ottobre 1984, che provocò un morto a Zafferana Etnea. Quando si muove è pericolosa e ora ha subito spostamenti per la spinta del magma che ha aperto una frattura di 3 metri".
Sull'Etna sono posizionate ben 160 stazioni di monitoraggio alle quali ne sono state aggiunte ulteriori 15 nell'area di Casa del Vescovo, oltre a telecamere termiche. Privitera rileva che "i vulcani garanzie non ne danno: siamo noi che dobbiamo convivere col vulcano, che è passato dal vulcanismo sottomarino all'attuale posizione dei crateri centrali che si sono spostati. Si pensi che 20.000 anni fa il cono è stato distrutto".
Privitera rileva inoltre che "non ci sono relazioni tra l'Etna e lo Stromboli perché i due vulcani appartengono a due contesti geodinamici diversi e hanno sistemi di alimentazioni separati. Siccome sono due vulcani molto attivi è alta la probabilità di una fase eruttiva nello stesso tempo, ma è puramente casuale".
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