L'incisivo inferiore di un giovane adulto e un osso occipitale intero (la parte posteriore del cranio) risalenti a circa 300mila anni fa: sono i resti umani più antichi del Nord Italia e sono stati rinvenuti nel Vercellese, nella Grotta di Ciota Ciara a Borgosesia. La scoperta è avvenuta durante una campagna di scavi condotta da docenti, ricercatori e studenti del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Ferrara grazie alla concessione del Mibac.
"I reperti che abbiamo rinvenuto, soprattutto l'osso occipitale, sono davvero fondamentali per definire la storia evolutiva dell'uomo in Europa", sottolinea Marta Arzarello, docente di Scienze preistoriche e antropologiche a Ferrara: "Proprio su di esso sono presenti delle strutture che definiscono la specie Neandertaliana: il famoso 'chignon' (rigonfiamento) occipitale e la sottostante fossa soprainiaca".
Ritrovamenti di questo genere sono molto rari in Europa, spiegano i ricercatori, e permetteranno di documentare il periodo cronologico che vede il passaggio dall'Homo heidelbergensis all'Homo neanderthalensis.
La grotta fu probabilmente utilizzata in una prima fase solo come rifugio durante la caccia e successivamente per delle occupazioni più lunghe, probabilmente stagionali per poi finire con un'ultima occupazione di breve durata. La datazione, con metodi radiometrici, del sito è ancora in corso presso il Muséum National d'Histoire Naturelle di Parigi ma i risultati preliminari lasciano pensare che la parte centrale (in termini di cronologia) del giacimento sia da attribuire a circa 300mila anni fa.
Scoperti i resti umani più antichi del Nord Italia
Di 300mila anni fa, scoperta di ateneo Ferrara nel Vercellese