Il mar Mediterraneo ha vissuto una fase di eccezionale riscaldamento al tempo dell'Impero Romano: le temperature superficiali avrebbero addirittura superato di due gradi i valori medi registrati alla fine del XX secolo, rendendo il periodo romano come il più 'bollente' degli ultimi 2.000 anni.
Per ricostruire la storia del Mediterraneo, i ricercatori del Cnr sono saliti a bordo della nave oceanografica Urania e hanno raccolto dati in diversi siti dell'Adriatico e del Canale di Sicilia. In particolare, nel settore occidentale del Canale di Sicilia, a una profondità di 475 metri, è stata recuperata un'importante successione di strati sotto il fondale marino che ha consentito di ricostruire le variazioni delle temperature superficiali del mare negli ultimi 5.000 anni.
Questi dati, poi integrati con quelli provenienti da altre aree del Mediterraneo (mare di Alboran, bacino di Minorca e mar Egeo), hanno evidenziato una fase di eccezionale riscaldamento che va dal I al V secolo dopo Cristo.
"Cronologicamente, questa fase corrisponde con lo sviluppo, l'espansione e il conseguente declino dell'Impero Romano", spiega Giulia Margaritelli, ricercatrice del Cnr-Irpi. "Successivamente a questa fase, lo studio mostra una graduale tendenza verso condizioni climatiche più fredde in tutta l'area, coincidenti con la caduta del Grande Impero".
Il Mediterraneo è caratterizzato da un'enorme ricchezza archeologica e storica e da dati paleoclimatici registrati nei fossili: per questo rappresenta "un ottimo laboratorio naturale per indagare l'influenza del clima sulle civiltà che qui si sono susseguite", afferma Margaritelli. Lo studio del clima del passato è anche un prezioso strumento che aiuterà a testare la validità dei modelli previsionali a medio e lungo termine.
Il Mediterraneo 'bollente' al tempo dell'Impero Romano
Temperatura superficiale 2 gradi più alta rispetto al XX secolo