Parassiti, pesticidi ed eventi meteorologici estremi: sono questi i principali nemici delle api, responsabili della decimazione di intere colonie. A individuarli, con il primo studio sistematico condotto su un'area molto vasta, è la ricerca italiana nature.com/articles/s41598-022-24946-4#Tab1">pubblicata sulla rivista Scientific Reports nell'ambito di un approfondimento sul declino e l'estinzione degli insetti e condotta dalla Scuola Superiore Sant'Anna utilizzando dati americani.
"Comprendere il declino delle api è di assoluta importanza perché gli impollinatori ricoprono un ruolo fondamentale dal punto di vista biologico ed economico. Il nostro studio è il primo a considerare un'elevata estensione spazio-temporale - l'intero territorio degli Stati Uniti, per un periodo di diversi anni - e molteplici potenziali fattori di stress", osserva la statistica Francesca Chiaromonte, coordinatrice della EMbeDS (Economia e Management nell'era della Data Science) della Scuola Sant'Anna e della Pennsylvania State University.
Al netto delle differenze geografiche e stagionali, i tre fattori indicati nella ricerca sembrano essere quelli determinanti. Utilizzando diverse fonti di dati pubblici, i ricercatori hanno raccolto e integrato informazioni sullo stato delle colonie di api, i fattori di stress che le influenzano, le condizioni meteorologiche e di utilizzo del suolo negli Stati Uniti nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021.
E' emerso così che l'acaro parassita Varroa destructor è fra i principali nemici delle api. "E' diffusa in tutti i continenti ed è fortemente associata alla moria di api. La lotta a questo acaro rappresenta una delle sfide più importanti per l'apicoltura moderna", osserva Luca Insolia, primo autore dello studio e che, dopo gli studi alla Scuola Sant'Anna è post-doc all'Università di Ginevra, dopo aver conseguito il PhD in Data Science e aver collaborato con il Dipartimento EMbeDS della Scuola Sant'Anna. "Acari come la Varroa destructor - aggiunge - seguono andamenti stagionali e gli apicoltori potrebbero sfruttare i risultati del nostro studio per implementare trattamenti più efficaci e per supportare varie altre pratiche apicole, come le attività di nomadismo, la nutrizione suppletiva e lo svernamento".
Fra le stagioni, l'inverno è la più pericolosa per le api, rileva Martina Calovi, fra gli autori dello studio e ora alla Norwegian University of Science and Technology dopo gli studi alla Scuola Sant'Anna. "Sebbene sarebbero necessari altri dati per comprendere appieno il ruolo del cambiamento climatico, i nostri risultati sugli effetti negativi di eventi meteorologici estremi sulle api forniscono alcune importanti evidenze preliminari". "Auspichiamo che il nostro studio possa contribuire a una maggiore sensibilizzazione verso la raccolta di dati, così come la loro condivisione con il mondo della ricerca, negli Stati Uniti ed in altre regioni del mondo, compresa l'Italia.
Le api decimate da parassiti, pesticidi ed eventi meteo estremi
Prima ricerca su un'area estesa e per un periodo ampio