Nelle zone peri-costiere dell'Antartide il riscaldamento globale sta causando un aumento del rilascio di gas serra dal suolo ghiacciato (permafrost), un fenomeno che potrebbe estendersi lungo gli oltre 24.000 chilometri di costa del continente bianco. È quanto emerge da uno studio condotto nell’ambito del progetto Seneca (SourcE and impact of greeNhousE gasses in AntarctiCA), finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra) e coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). I risultati sono pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment.
La ricerca, che costituisce la prima campagna geochimica estensiva condotta nel continente Antartico, è frutto della collaborazione tra Ingv, Gns Science (Nuova Zelanda), Università di Otago (Nuova Zelanda), Università di Oslo (Norvegia), Università Sapienza di Roma, Università di Padova e Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag).
Le zone dell’Antartide note come McMurdo Dry Valleys, situate nel settore orientale, costituiscono la più estesa area priva di ghiaccio del continente antartico, dove le condizioni atmosferiche hanno generato uno degli ambienti più estremi del Pianeta: rappresentano circa il 10% del suolo deglaciato dell’intero continente e, così come avviene per le regioni polari del nord, tendono a riscaldarsi anche se più lentamente.
"Durante l’estate australe del 2019/2020, è stata effettuata la prima campagna geochimica estensiva su una superficie di circa 22 chilometri quadrati nella Taylor Valley", afferma Livio Ruggiero, ricercatore Ingv e responsabile scientifico del progetto Seneca. "L’indagine ha permesso la misura in superficie della concentrazione di un’ampia gamma di gas, tra cui anidride carbonica, metano e idrogeno, nel suolo e del flusso di CO2 al fine di identificare le vie preferenziali di risalita per i fluidi profondi e valutarne i meccanismi di migrazione.
Confrontando questi dati con i pochi dati pregressi a disposizione, è stato osservato un incremento nel flusso dell'anidride carbonica, stimato pari a circa 15 tonnellate al giorno su un’area di 21,6 chilometri quadrati. Infatti, l’emissione di CO2 calcolata durante il periodo estivo è circa 448,5 tonnellate al mese per l’intera area”.
I risultati della ricerca evidenziano la necessità di effettuare ulteriori indagini estensive “per valutare adeguatamente le emissioni di gas serra in regioni caratterizzate dalla presenza di permafrost”, aggiunge Ruggiero. “Questo lavoro ha prodotto una mappa delle emissioni di CO2 che potrà costituire un punto di partenza per future ricerche finalizzate alla valutazione dell’origine di questi gas e al monitoraggio delle emissioni di gas serra rilasciati dal permafrost antartico”.
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