Ad accelerare lo scioglimento dei ghiacci marini dell’Artico potrebbero essere i ‘fiumi atmosferici’, intense correnti d’aria molto cariche di umidità e di pioggia la cui esistenza è stata scoperta solo pochi anni fa. A indicarlo è uno studio condotto da Pengfei Zhang, dell’università americana Penn State, e 1038/s41558-023-01599-3">pubblicato su Nature Climate Change secondo il quale questi ‘fiumi’ fatti di aria umida sarebbero responsabili di un terzo dello scioglimento dei ghiacci.
Lo scioglimento dei ghiacci artici è uno dei fenomeni che rende più visibile la crisi climatica in atto, basti pensare che nei periodi estivi è diventato possibile navigare quasi liberamente nei pressi del polo Nord. Responsabile dello scioglimento dei ghiacci è ovviamente l’aumento delle temperature ma secondo molti ricercatori il solo aumento delle temperature non è in grado di spiegare il così rapido declino della banchisa, i ghiacci che sono sul mare. Analizzando ora dati satellitari e simulazioni climatiche i ricercatori hanno identificato anche nell’Artico la formazione ciclica, e sempre più frequente, dei cosiddetti ‘fiumi atmosferici’, delle strutture meteorologiche identificate solo da una decina di anni nelle regioni tropicali formate da lunghi ‘pennacchi’ di aria particolarmente ricca di vapore, larghi qualche centinaio di chilometri, capaci di avanzare rapidamente nell’atmosfera e scaricare a terra grandi quantità di pioggia. Proprio queste piogge violente sarebbero, secondo lo studio, responsabili di un terzo dello scioglimento dei ghiacci marini. I fiumi atmosferici nell’Artico, aggiungono gli autori, potrebbero dunque avere un ruolo finora sottostimato nell’evoluzione dei ghiacci in questa regione con ricadute sul clima dell’intero pianeta.
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