Dal triste solitario destino della Encephalartos woodii, oramai unico esemplare della sua specie, al successo delle Orici dalle corna a sciabola reintrodotte in natura: nel 1950 erano 95 le specie di piante e animali estinti in natura ma ancora preservati in zoo e orti botanici, oggi la lista si è ristretta a 72. Uno studio internazionale pubblicato su Science a cui ha partecipato anche il botanico Thomas Abeli dell’Università di Roma Tre, ha fatto un nuovo censimento delle specie sopravvissute solo grazie a queste moderne ‘Arca di Noè’.
"Volevamo fare il punto sulle 95 specie di piante e animali che dal 1950 erano estinte in natura, ma di cui alcuni esemplari esistevano ancora in istituzioni zoologiche e botaniche", ha detto Abeli all'ANSA. "Tra questi 95 'sopravvissuti' ci sono stati successi importanti, come il Bisonte europeo che fino a qualche tempo fa esisteva in pochi esemplari in pochissimi zoo. E' stato reintrodotto con successo in natura, così come l'Orice dalle corna a sciabola".
Realizzata per la prima volta nel 1950, la lista delle specie animali e vegetali estinte in natura ma ancora in vita all'interno di istituzioni come giardini zoologici o parchi botanici, si è trasformata nel tempo. Alcune specie ne sono uscite perché reintrodotte con successo nell'ambiente naturale e altre perché è stato impossibile farle riprodurre. Sono 12 le specie del primo gruppo e fra questa una delle più note è forse il cavallo di Przewalski, detto anche takhi o cavallo selvatico mongolo, che a partire dagli anni '90 è stato reintrodotto nel suo habitat naturale in Asia centrale e Europa orientale.
Sono 11, invece, le specie ormai definitivamente scomparse, come i Catarina pupfish, piccoli pesci che esistevano in pozze nell'entroterra americano la cui reintroduzione in natura non è andata a buon fine, oppure le 'lumache' Partula faba che un tempo popolavano alcune isole del Pacifico. "In molti casi si era riusciti a conservare popolazioni di individui troppo piccole per assicurarne una crescita stabile perché la variabilità genetica si riduce, come se ci incrociassimo sempre tra parenti stretti", ha osservato Abeli.
Lo studio indica inoltre un divario di attenzione nelle politiche di reintroduzione tra le specie animali e quelle vegetali: delle 12 specie per le quali sono già state ricostituite popolazioni selvatiche, solo due sono vegetali, a testimonianza del fatto che attualmente solo il 23% delle specie vegetali estinte in natura ha subito tentativi di reintroduzione, contro il 67% delle specie animali. "Sulle piante purtroppo si riscontra una minore sensibilità in questo senso, forse anche perché si ritiene erroneamente che la loro conservazione possa essere più facile", ha precisato il ricercatore di Roma Tre. Nella lista dei 72 sopravvissuti ci sono però anche specie dal destino segnato, come la pianta Encephalartos woodii di cui esiste in vita un solo esemplare maschio. "Inoltre, lo studio dimostra - ha sottolineato Abeli - come strutture un tempo criticate, come soprattutto gli zoo e in alcuni casi anche gli orti botanici, non siano più solamente delle esposizioni per soddisfare la curiosità verso animali e vegetali esotici, ma siano oggi strumenti indispensabili per la conservazione della biodiversità, senza i quali il mondo avrebbe già perso quasi 100 specie in più, oltre a quelle che già non ce l'hanno fatta".