Il modo in cui gli uccelli migratori si redistribuiscono nei quartieri di riproduzione e svernamento condiziona la loro resilienza ai cambiamenti climatici e ambientali: lo dimostra uno studio internazionale coordinato da ricercatori dell’Università Statale di Milano e pubblicato su Ecology Letters.
Il lavoro rappresenta la prima pubblicazione derivante dai dati presenti nell’Atlante Europeo delle Migrazioni, un progetto terminato nel 2022 e finanziato dal Governo Italiano e dalla Convenzione per la Conservazione delle Specie Migratrici, alla cui produzione ha contribuito la Statale in collaborazione con Ispra e altri partner internazionali.
Grazie a questo studio, i ricercatori hanno scoperto che un buon indicatore per la conservazione delle specie è rappresentato dalla connettività migratoria, una misura che riflette il grado mediante cui gli uccelli migratori tendono a rimanere assieme sia nei loro quartieri di svernamento sia in quelli riproduzione”, spiega Roberto Ambrosini, coordinatore dello studio.
“Grazie a un enorme dataset di avvistamenti di uccelli dotati di anelli di riconoscimento, lungo oltre un secolo, abbiamo indagato i fattori eco-evolutivi alla base della connettività migratoria degli uccelli che migrano tra Europa e Africa”. Prendendo in esame quasi 150 mila individui di 83 specie di uccelli migratori a corto e lungo raggio, proseguono i ricercatori, “abbiamo mostrato come la connettività migratoria dipenda essenzialmente da variabili geografiche come la distanza di migrazione e l’estensione dell’area in cui migrano le popolazioni, che, a sua volta, dipende in ultima analisi dalla forma dei continenti".
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