Eruzioni esplosive riprese in altissima definizione e anche alta velocità gettano nuova luce sui vulcani italiani: il passo avanti nella comprensione di questi fenomeni si deve ad uno studio guidato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha analizzato l’eruzione del Cumbre Vieja, il sistema vulcanico situato sull’Isola La Palma alle Canarie, iniziata il 19 settembre e terminata il 13 dicembre del 2021. La ricerca, pubblicata sulla rivista Geochemistry, Geophysics, Geosystems, permette di chiarire aspetti che riguardano vulcani come l’Etna e lo Stromboli, dove possono avvenire eruzioni di tipo esplosivo.
“L’attività esplosiva dell’eruzione è stata caratterizzata da una grande variabilità, con l’emissione di bombe, lapilli e cenere con modalità molto diverse tra di loro”, spiega Piergiorgio Scarlato dell’Ingv, co-autore dello studio guidato da Jacopo Taddeucci. “Questa variabilità – aggiunge Scarlato – ha fornito una rara opportunità per analizzare approfonditamente il comportamento del vulcano”.
I ricercatori, infatti, hanno studiato in dettaglio l’attività del vulcano grazie ad un corposo spiegamento di telecamere ad alta definizione e alta velocità. “I nostri strumenti hanno permesso di ottenere misure uniche del flusso di bombe e lapilli eruttati – afferma Taddeucci – con una velocità media di espulsione del materiale compresa tra i 5 e i 50 metri al secondo, con picchi fino a oltre 220 metri al secondo, e flussi che variano da pochi chilogrammi fino ad oltre 200 tonnellate di materiale eruttato ogni secondo”.
Un’attività esplosiva così variabile è da imputare ad una combinazione di fattori: “Il flusso di magma, l’apporto di gas, il diametro del condotto eruttivo e la presenza di materiale più freddo all’interno dei condotti”, dice ancora Scarlato. “Inoltre, la presenza di diverse bocche eruttive attive contemporaneamente – conclude il ricercatore – ha fatto sì che il magma ed il gas si ripartissero in maniera differente tra di loro”.
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