Il primo cacciatore di fulmini europeo, il Lightning Imager realizzato da Leonardo, è stato finalmente acceso, dopo il lancio avvenuto il 13 dicembre 2022 a bordo del satellite Meteosat di Terza Generazione – Imager 1, di Agenzia Spaziale Europea ed Eumetsat, l’Organizzazione Europea per l’Esercizio dei Satelliti Meteorologici, e costruito da Thales Alenia Space (Thales 67% e Leonardo 33%). Le prime immagini e animazioni rilasciate oggi, la cui qualità è ancora inferiore a quella della fase operativa che partirà a inizio 2024, preparano il terreno ad una svolta per la meteorologia nel rilevamento e nella previsione di tempeste e temporali.
Il Lightning Imager è il primo strumento satellitare in grado di rilevare in maniera continua i fulmini: è provvisto di quattro sensori che coprono Europa, Africa, Medio Oriente e parte del Sud America. I dati saranno trasmessi in tempo reale da Eumetsat non solo agli stati membri ma anche in Africa e altre regioni in cui la capacità di rilevamento dei fulmini è limitata. “Temporali intensi sono spesso preceduti da improvvisi cambiamenti nell’attività dei fulmini”, spiega Phil Evans, direttore generale di Eumetsat. “Osservando tali cambiamenti, i dati del cacciatore di fulmini permetteranno ai meteorologi di prevedere con maggior precisione tali eventi estremi e avranno più tempo per avvisare le autorità e le comunità a rischio”.
“Il Lightning Imager è dotato di quattro sensori, ciascuno dei quali è in grado di catturare 1.000 immagini al secondo, giorno e notte, e di rilevare anche un singolo fulmine più velocemente di un battito di ciglia”, aggiunge Guia Pastorini, responsabile di Leonardo per lo strumento. “Grazie alla capacità di calcolo a bordo del satellite, i dati vengono pre-processati in modo da mandare sulla Terra solo le informazioni più utili”. Il Lightning Imager è il primo strumento di questo tipo in Europa e l’unico al mondo con queste prestazioni. “Queste animazioni dimostrano la capacità dello strumento di rilevare in maniera accurata ed efficace l’attività dei fulmini nell’intera area del campo visivo dei sensori – dice Simonetta Cheli, direttrice Esa dei programmi di Osservazione della Terra – che corrisponde all’84% del disco terrestre”.