Dal 2011 al 2023 si sono verificati 9 Medicane, gli uragani tipici del Mediterraneo, che possono provocare onde fino alte 3,5 metri. Lo rileva lo studio internazionale coordinato da Andrea Cannata, dell'Università di Catania e dell'Osservatorio Etneo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che vede coinvolti anche ricercatori delle Università di Palermo, Bari, Malta e dell'Ispra elsevier.com/retrieve/pii/S0048969724001232">pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment. La ricerca indica inoltre che, utilizzando le reti sismiche, diventa possibile studiare questi fenomeni e prevederne l'evoluzione.
"Tra il mese di novembre del 2011 e il mese di febbraio del 2023 almeno 9 Medicane e diverse tempeste stagionali comuni hanno interessato il mar Mediterraneo e le zone costiere dei vari paesi che si affacciano su di esso", ha detto Vittorio Minio, dell'Ingv. Acronimo di Mediterranean Hurricane, ossia uragano mediterraneo, i Medicane sono dei cicloni tropicali su piccola scala la cui durata e intensità sono limitate dell'estensione ridotta del mar Mediterraneo. Ma si tratta in ogni caso di eventi molto pericolosi e possono creare gravi danni.
Analizzando le piccole vibrazioni sul terreno prodotte dalle onde sulle coste - detti microsismi - i ricercatori sono ora riusciti a identificare la firma sismica tipica dei Medicane, distinguendola da quella delle normali tempeste. "E' stato evidenziato - ha detto Cannata - come il microseism contenga informazioni preziose per monitorare lo sviluppo temporale e spaziale dei fenomeni meteo-marini estremi".
La scoperta permetterà ora di usare la vasta rete di rilevazioni sismiche che si trovano lungo le coste del Mediterraneo per monitorare e prevedere l'evoluzione di queste temibili tempeste che stanno diventando sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale.
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