La Grande Barriera Corallina potrebbe presto scomparire a causa del riscaldamento dell'oceano: a lanciare l’allarme è il gruppo di ricerca guidato da Benjamin Henley, dell’Università australiana di Melbourne, che per la prima volta ha ricostruito in dettaglio le temperature dell'oceano negli ultimi 400 anni. Il risultato è pubblicato sulla rivista Nature.
"In assenza di un'azione globale rapida, coordinata e ambiziosa per combattere il cambiamento climatico, assisteremo probabilmente alla scomparsa di una delle meraviglie naturali più spettacolari della Terra”, ha detto Henley. Affermazioni che derivano dalla più completa analisi delle condizioni che la Grande Barriera ha affrontato negli ultimi 400 anni.
Per ricostruire l'andamento della temperatura degli oceani in passato, i ricercatori hanno analizzato la chimica delle formazioni di corallo più antiche. E’ stato così possibile ricostruire in dettaglio tutte le variazioni di temperatura avvenute negli ultimi 400 anni e verificare che mai si era arrivati ai picchi degli ultimi 4 secoli.
E’ noto che i coralli sono molto sensibili all’aumento delle temperature dell’acqua, in tal caso avviene il cosiddetto sbiancamento ossia l’espulsione di alcune microscopiche alghe che vivono in simbiosi con i coralli e che porta rapidamente alla perdita del colore e la morte dell’intera colonia.
Negli ultimi otto anni si è assistito ad almeno cinque grandi eventi di sbiancamento della Grande Barriera con danni che si fanno sempre più estesi e duraturi nel tempo e il nuovo record delle temperature degli oceani registrato nel 2024 ha causato un nuovo evento di sbiancamento molto esteso.
“La nostra analisi conferma che a determinare il riscaldamento degli ultimi decenni è l’attività umana”, ha aggiunto Henley, secondo il quale è necessario un intervento urgente, “Abbiamo molte soluzioni per fermare il cambiamento climatico” e "non possiamo mai perdere la speranza – ha concluso – perché ogni frazione di grado di riscaldamento che evitiamo porterà a un futuro migliore per i sistemi umani e naturali del nostro pianeta”.
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