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Foreste, dai satelliti un’arma contro la malattia dell’inchiostro

Permettono di monitorarla, tecnica sperimentata sui boschi italiani

La malattia causa foglie ingiallite, rami secchi e, nei casi più gravi, la morte della pianta (fonte: Matteo Bertozzi - Hnee University of Sustainable Development of Eberswalde)

Redazione Ansa

Arriva dai satelliti una nuova arma contro la malattia dell’inchiostro, una patologia ampiamente diffusa nelle foreste mediterranee, Italia compresa, dove colpisce soprattutto gli alberi di castagno e di quercia da sughero, La ricerca è stata condotta congiuntamente con il Cnr Iret di Montelibretti e il Laboratorio della protezione delle piante del Dibaf presso l'Università della Tuscia. I risultati, pubblicati sulla rivista Remote Sensing Applications: Society and Environment, indicano che i dati satellitari possono fornire un aiuto prezioso, che consentirebbe di intervenire prima che i danni diventino troppo gravi.

La malattia dell’inchiostro è causata da microrganismi che attaccano le radici e la parte iniziale del tronco degli alberi, provocando un annerimento che ricorda appunto le macchie d'inchiostro. Foglie ingiallite, rami secchi e, nei casi più gravi, la morte della pianta sono le conseguenze. Per valutarne la diffusione nell’Italia centrale, i ricercatori hanno utilizzato sensori e radar a bordo sia dei satelliti Sentinel-1 e Sentinel-2 del programma europeo Copernicus, gestito da Agenzia Spaziale Europea e Commissione Europea, sia dei satelliti PlanetScope della società Planet.

In particolare, le bande del rosso e dell'infrarosso si sono dimostrate particolarmente efficaci nel rilevare la diffusione della malattia, poiché forniscono indicazioni precise sullo stato di salute degli alberi. Monitorare lo stato di salute delle foreste è cruciale per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, dicono gli autori della ricerca. “L’aumento delle temperature, delle ondate di calore e dei periodi di siccità previsto per i prossimi anni probabilmente favorirà la diffusione dei patogeni. Il nostro approccio sperimentale – aggiungono – permette di mappare le aree soggette ad infezione, fornendo uno strumento prezioso per azioni di contrasto tempestive ed efficaci”.

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