Il 2024 ha portato a nuovi record per le temperature degli oceani, che non sono mai stati così caldi. La loro temperatura è aumentata sia in superficie, dove in media è rimasta spesso sopra la soglia dei 21 gradi, sia fino alla profondità di 2mila metri. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences e guidata dall'Istituto di Fisica Atmosferica dell'Accademia Cinese delle Scienze. L'Italia ha partecipato allo studio con l'Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche, a Roma, e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Bologna,
Secondo l'analisi, dal 2023 al 2024 l'aumento globale del contenuto di calore della questa fascia dell'oceano fino alla profondità di 2mila metri è stata di 16 triliardi di joule, l'unità di misura per energia e calore: una quantità che equivale a circa 140 volte l'energia elettrica prodotta in tutto il mondo nel 2023.
I ricercatori rilevano che il riscaldamento degli oceani è la misura migliore per capire come sta evolvendo il cambiamento climatico, e che, in mancanza di azioni concrete, le implicazioni potranno essere gravi e profonde. "Se si vuole sapere cosa sta succedendo al clima, la risposta è nell'oceano", afferma John Abraham dell'Università americana di St. Thomas, tra gli autori dello studio guidato da Lijing Cheng.
Il 90% del calore in eccesso dovuto al riscaldamento globale, infatti, viene immagazzinato nell'oceano, che quindi governa il meteo e la velocità con cui avvengono i cambiamenti climatici in base alla quantità di calore e umidità che trasferisce all'atmosfera.
"L'oceano è la nostra sentinella per il riscaldamento planetario - aggiunge Karina von Schuckmann dell'organizzazione francese Mercator Ocean International, co-autrice dell'articolo - agendo come il principale serbatoio del calore in eccesso".
Il messaggio centrale dell'analisi è che i valori che misurano la temperatura delle acque oceaniche stanno continuando ad aumentare anno dopo anno. Il riscaldamento non sta avvenendo però in maniera uniforme: Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico sono quelli che hanno visto un aumento delle temperature più evidente e marcato, mentre l'Oceano Pacifico mostra una maggiore variabilità, con le sue zone tropicali che si sono invece raffreddate. Più vapore acqueo trasferito all'atmosfera aumenta il rischio di siccità e incendi, come quelli che stanno divampando a Los Angeles in questi giorni, ma anche di tempeste, inondazioni e uragani.