Oltre 1.200 software illegali sequestrati, 71 responsabili di altrettante società denunciati per violazione della normativa sul diritto d'autore, un'azienda su due di quelle controllate scoperta ad utilizzare prodotti illegali: è il bilancio dell'operazione contro la pirateria informatica condotta dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento del Nucleo speciale tutela proprietà intellettuale.
Presidente BSA Italia, bene operazione ma combattere anche ignoranza e malcostume
"Undelicensing 2", l'operazione della Guardia di Finanza che ha portato alla denuncia di 71 responsabili aziendali e sanzioni per circa 4 milioni di euro per software illegalmente ottenuto e utilizzato, "è stata sicuramente un successo ma anche una dimostrazione di un malcostume diffuso che va combattuto". Lo ha detto all'ANSA Paolo Valcher, presidente di BSA Italia, che rappresenta i vari produttori mondiali di software, sottolineando che l'operazione della Guardia di Finanza ha dimostrato che "c'è una forte percentuale di imprenditori che ancora non considera illegale copiare e utilizzare prodotti software. Qui non si tratta dell'errore di una o due licenze in meno ma di un modello sistematico di comportamento, con tutti i posti di lavoro installati illegalmente".
L'operazione ha fatto emergere un quadro più grave delle stime precedenti, soprattutto nel comparto delle Pmi. "Negli ultimi anni - ha aggiunto Valcher - il trend in Italia è sicuramente migliorato rispetto al passato, ma il nostro Paese rimane uno degli ultimi nella classifica di utilizzazione di software legale. C'è ancora molto da fare. La percentuale del 57% di software illegale scaturita da questa operazione è superiore al 45% della nostra ultima rilevazione, ma sono anche due percentuali difficili da confrontare perché i nostri dati si riferiscono a tutti i settori, grandi aziende comprese".
Secondo il presidente di BSA Italia, l'operazione della Guardia di Finanza, che "non sarà certo l'ultima di quest'anno solare", ha "l'indubbio merito di sensibilizzare anche le aziende che hanno dei dubbi", ma anche di "proteggere le tante aziende oneste e in regola da una concorrenza sleale. C'è anche il fattore delle certificazioni internazionali da tenere in conto".
Valcher sottolinea anche che da parte degli imprenditori è emersa una palese sottovalutazione del rischio, anche penale, dell'uso di software copiato illegalmente. "In un recente sondaggio abbiamo visto che solo il 14% degli italiani era favorevole a perseguire chi scarica software, video e musica 'piratati'. Da un imprenditore che ha delle responsabilità ci si aspetta un comportamento diverso. Ma in verità c'è anche ignoranza. Mi raccontava la Guardia di Finanza che quando vanno a fare un'ispezione in una azienda e dicono che è un controllo sul copyright, molti imprenditori tirano un sospiro di sollievo. Salvo poi ricredersi al termine dell'ispezione. C'è una sottovalutazione del rischio, che è anche penale. E' una cosa che finisce anche sulla fedina".
Secondo alcuni esperti il nuovo modello di business che si basa sui servizi software attraverso il cloud, la nuvola di Internet, può dare un importante contributo alla lotta contro la pirateria. "Si, specialmente perché i costi si riducono drammaticamente e una piccola azienda oggi può utilizzare servizi avanzatissimi che fino a poco tempo fa si poteva permettere solo una grande impresa. Ma anche il mondo del cloud non è esente da problemi, perché in alcuni siti di alcuni Paesi è possibile trovare i codici di attivazione di servizi Internet. E da quel punto di vista il danno è ancora peggiore perché il quel caso non si tratta della semplice copiatura di una licenza ma dell'uso gratuito di un servizio che alle aziende costa erogare, andando anche ad erodere le risorse a disposizione degli utenti paganti", conclude Valcher.