Il governo cinese, già impegnato a reprimere alcune proteste e manifestazioni di dissenso per la gestione del coronavirus, starebbe usando alcune app come Twitter e WeChat per individuare e mettere a tacere singole persone che diffondono informazioni non gradite sull'epidemia. Lo scrive il sito della rivista Vice, che riferisce di alcuni casi.
Twitter è vietato in Cina, ma può essere usato dai cittadini facendo ricorso a una Vpn, cioè una rete di telecomunicazioni privata. Tra questi c'è Jiang Ming, residente a Dongguan, che è stato contattato dal ministero della Sicurezza e raggiunto a casa da alcuni agenti per aver risposto a un tweet di critica alla gestione dell'epidemia. L'uomo - riporta Vice - è stato accusato di aver attaccato il partito comunista cinese, è stato interrogato e ha dovuto firmare una dichiarazione in cui si impegna a non ripetere un simile atto.
WeChat è invece la app di messaggistica più usata in Cina.
Sempre secondo Vice, la chat sarebbe stata sfruttata da funzionari del governo cinese per individuare un giovane di Wuhan che, in vacanza in California, ha utilizzato la app per informare amici e familiari sul coronavirus. Il ragazzo ha raccontato che quattro suoi amici sarebbero stati forzati a inviargli messaggi chiedendo informazioni sulla città e l'albergo in cui si trovava, ed esortandolo a fare ritorno in Cina. Il ragazzo ha anche ricevuto un allerta su un tentativo, fatto a Shanghai, di intrusione nel suo account.