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Microsoft, 'I software di IA devono imparare a chiedere aiuto'

La proposta di un dirigente contro errori e 'allucinazioni'

Redazione Ansa

Gli strumenti di intelligenza artificiale fanno risparmiare tempo alle aziende, ma devono imparare ad ammettere cosa non sanno fare e chiedere aiuto se ne hanno bisogno. Sono le parole di Vik Singh, vicepresidente Microsoft, una delle aziende che ha più puntato sulla tecnologia investendo anche in OpenAI, la casa madre di ChatGpt. Da quando il fenomeno intelligenza artificiale è esploso si sono moltiplicati gli usi dei modelli di IA ma anche gli errori, definiti in gergo 'allucinazioni'.

"Per essere sinceri, la cosa che manca davvero oggi è che un modello di intelligenza artificiale che alzi la mano e dica 'Ehi, non sono sicuro, ho bisogno di aiuto'", ha detto Singh in una intervista. Il dirigente è arrivato in Microsoft a gennaio scorso e quest'estate ha assunto la direzione dei team che sviluppano Copilot, l'assistente di intelligenza artificiale di Microsoft. I team di Singh stanno lavorando per integrare Copilot direttamente nel software del gigante della tecnologia e renderlo più autonomo. Quello degli errori e delle allucinazioni per Singh è un problema importante da risolvere perché i clienti del chatbot di produttività non possono permettersi che si inventi risposte. "Persone molto capaci stanno lavorando su questo problema - promette il dirigente del colosso informatico - in modo che i modelli chiedano aiuto quando non sanno".

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