Preparate, stacanoviste, ma discriminate, soprattutto se madri. Le donne che lavorano nel mondo della tecnologia faticano a ottenere un riconoscimento salariale e di carriera: oltre il 70% dichiara di aver percepito o esperito un trattamento salariale diverso rispetto ai colleghi uomini. E' quanto emerge da un'indagine condotta dall'Università di Milano-Bicocca e Women&Tech© ETS - Associazione Donne e Tecnologie.
I risultati - che arrivano a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle Ragazze in Ict del 22 aprile - sono stati presentati all'Università di Milano-Bicocca all'evento 'Donne e STE(A)M. Tra passato e futuro'. Tra le ospiti anche la 'signora delle comete' Amalia Ercoli Finzi, professoressa emerita del Politecnico di Milano nonché prima donna in Italia a essersi laureata in ingegneria aeronautica.
L'indagine ha coinvolto quasi 200 professioniste delle aziende associate a Women&Tech Ets che lavorano in realtà 'ad alta intensità lavorativa' (il 70% nel Settore Tech, Software e Internet), tra i 30 e 45 anni (46,9%) e laureate (62%). In particolare, il 30% è in possesso di un titolo di studio in discipline Stem e il 24,6% ha conseguito uno o più master.
Dal punto di vista dell'onere lavorativo medio giornaliero, quasi il 40% delle partecipanti dichiara un impegno pari a 9 ore e 50 minuti, al quale si aggiungono straordinari e trasferte. Il 42% del campione si dichiara abbastanza soddisfatta del proprio lavoro, il 12% molto soddisfatta e il 29% soddisfatta.
Il 53% delle intervistate ha figli, il 20% è genitore single. Le madri che lavorano full-time e le madri single sono quelle che esprimono maggiori difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia e maggiore fatica a godere di tempo libero.
Significativo il fatto che la quota di lavoratrici 'a orario ridotto' presente nel campione (10%) sia composta per il 90,5% da donne madri e che in questo gruppo non si registri la presenza di donne che ricoprono ruoli apicali.
Oltre alla diffusa percezione di ineguaglianze a livello salariale, il 51,4% delle professioniste dichiara che accade 'spesso' o 'sempre' di percepire maggiori difficoltà nell'ottenere credibilità e riconoscimento rispetto ai colleghi uomini.
Sebbene il 37% delle professioniste dichiari una progressione di carriera negli ultimi 5 anni, il 19,5% ritiene che il suo genere abbia 'spesso' giocato un ruolo negativo nel vedersi accettare una possibilità di miglioramento di carriera.
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