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Lavoro, competenze digitali avanzate contano più della laurea

Studio di Irvapp-Fbk e UniTrento, in Italia titolo paga ancora

Lavoro, competenze digitali avanzate contano più della laurea

Redazione Ansa

Le competenze digitali avanzate aumentano la possibilità di trovare lavoro, sia per ruoli manageriali sia tecnici, con effetti rispettivamente del +7,6% e del +6,7%, influenzando la valutazione dei reclutatori più del possesso della laurea (+3%,). Lo rivela una indagine comparata tra Italia, Germania e Regno Unito condotta da Fbk e Università di Trento. Lo studio dice anche nel Regno Unito le capacità informatiche contano più della laurea, mentre il titolo terziario paga ancora in Germania e, soprattutto, in Italia (4,58%).

Le competenze digitali devono andare ben oltre l'uso aziendale dei sistemi operativi, dei social network e di internet: devono essere "abilità specifiche". Tra queste, l'indagine individua la capacità di usare linguaggi di programmazione avanzata, di utilizzo di software scientifico-statistici, di gestione di progetti e social media, di piattaforme di cloud computing e di tecnologie di elaborazione dei Big data, di conoscenza di algoritmi, strutture dati e basi dei sistemi distribuiti.

I gruppi di lavoro del Centro per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche della Fondazione Bruno Kessler (Fbk) e del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento hanno coinvolto per ciascun oltre 700 reclutatori e dirigenti del ramo delle risorse umane ai quali è stato chiesto di giudicare quattro diversi profili professionali e tre differenti livelli di padronanza delle competenze digitali (avanzato, intermedio e base).

"Lungi dal creare disoccupazione tecnologica, l'innovazione e le competenze digitali aiutano a creare lavoro qualificato e a favorire il matching fra domanda e offerta di lavoro", ha osservato Paolo Barbieri, professore di sociologia economica all'Università di Trento e coordinatore Csis, promotore della ricerca, assieme al professor Antonio Schizzerotto.

"Entro il 2030 l'intelligenza artificiale varrà il 3,5% del Pil mondiale, mentre aumenteranno i posti di lavoro in settori quali artificial intelligence, big data, coding, cybersecurity, internet of things e sviluppo di applicazioni mobili", ha sintetizzato Alessio Tomelleri, ricercatore di Fbk-Irvapp.

   

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