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Corte Ue blocca il trasferimento dati Facebook in Usa

'Washington non garantisce privacy'. Salta decisione Bruxelles

Redazione Ansa

I dati personali degli europei trasferiti sui server negli Stati Uniti non sono al sicuro, viste le pratiche di spionaggio di massa del governo americano. E' la 'bomba' lanciata dalla Corte di giustizia Ue di Lussemburgo, innescata da uno studente austriaco in legge, Max Schrems, che di fatto fa saltare l'accordo tra Ue e Usa chiamato 'Safe Harbour' per il trasferimento dei dati mandando in tilt i colossi dei servizi online a partire da Facebook. Una sentenza "storica", come l'han definita il garante della privacy Ue Giovanni Buttarelli e i consumatori europei, per la quale il dottorando di Vienna, ha ricevuto i complimenti della 'talpa' del Datagate Edward Snowden, in quanto ha "cambiato il mondo in meglio".

Lussemburgo non ha lasciato spazio al dubbio, in quanto non viene rispettata la privacy. "Deve essere considerata lesiva del contenuto essenziale del diritto fondamentale al rispetto della vita privata" la normativa americana, in cui prevalgono le esigenze della sicurezza pubblica sul regime di 'approdo sicuro dei dati' concordato con l'Ue e che di fatto consente "alle autorità pubbliche di accedere in maniera generalizzata al contenuto di comunicazioni elettroniche. La Corte ha quindi "invalidato" la decisione presa dalla Commissione Ue nel 2000 che definiva "adeguato" il livello di tutela togliendo la prerogativa di verificare il reale rispetto della privacy alle autorità garanti nazionali. Tutto nasce nel 2011, quando il giovane Max va negli Stati uniti per un semestre di studio, e scopre la totale mancanza di rispetto delle norme Ue sulla privacy. Allora fa una prova, scrive a Facebook e gli chiede di accedere ai suoi dati stoccati dal social: riceve un cd-rom con oltre 1.200 pagine, incluse informazioni da lui stesso cancellate ma ancora in possesso del 'colosso' di Mark Zuckerberg. Il momento della svolta arriva nel 2013 con le rivelazioni di Snowden sui programmi di sorveglianza di massa della Nsa, che danno al giovane studente un appiglio legale più forte per fare ricorso all'autorità irlandese per la privacy, in quanto in Irlanda c'è la sede Facebook in Europa, ed è da lì che i dati vengono trasferiti sui server negli Usa. Il garante lo respinge, ma Schrems non si dà per vinto e presenta ricorso alla Corte irlandese, che a sa volta si rivolge alla Corte Ue.

Ora il garante di Dublino, ha stabilito Lussemburgo, dovrà tornare sui suoi passi ed esaminare il caso "con tutta la diligenza necessaria" e decidere se "occorre sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei a Facebook verso gli Stati Uniti perché tale paese non offre un livello di protezione dei dati personali adeguato". Conseguenze concrete: l'interruzione del flusso di dati personali Ue verso gli Usa da parte di oltre 4mila imprese e giganti del web. Subito l'associazione degli industriali europei ha lanciato l'allarme chiedendo alla Commissione di rivedere urgentemente gli accordi con gli Usa. Bruxelles ha tenuto subito una riunione, decidendo di procedere nei negoziati già avviati con gli Usa dopo lo scandalo del Datagate tenendo conto della sentenza di Lussemburgo ma allo stesso tempo continuando a garantire il flusso di dati in base alle direttive Ue in vigore. Serve però una "risposta comune", ha sottolineato il garante italiano Antonello Soro.

Già la prossima settimana si terrà una riunione straordinaria del garante Ue per la privacy con le 28 autorità nazionali per "agire in sinergia". La situazione però, secondo Schrems, non è così allarmistica come molti tendono a far credere, in quanto la sentenza tocca solo chi fa outsourcing dei dati Ue verso aziende Usa. E per gli utenti comuni di internet di fatto non cambierà molto, se non la possibilità di evitare di essere sorvegliati senza saperlo. Un cambiamento in meglio per il mondo, ha riconosciuto Snowden.

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