Continua la polemica su Facebook e sul servizio 'Trending Topics', nei giorni scorsi accusato da un ex dipendente di aver censurato negli Stati Uniti le notizie sui conservatori.
Un documento pubblicato in esclusiva dal Guardian mette benzina sul fuoco e mostra che le scelte sono dettate da redattori in carne e ossa, come una testata giornalistica, e non da un algoritmo come invece sostenuto dalla società.
Il social media ''prende molto seriamente'' le accuse e ''sta conducendo un'indagine per assicurarsi che la sua squadra mantenga l'integrità del prodotto'', ha assicurato Mark Zuckerberg.
Nel mirino c'è la sezione Trending Topics della piattaforma, lanciata nel 2014. In Italia non è attiva, ma funziona in molti mercati in lingua inglese ed è in fase di sperimentazione in spagnolo e portoghese. A lavorare per questo servizio c'è una squadra di dodici persone che decide quali sono gli argomenti 'caldi' su cui far convergere le discussioni della community da 1,6 miliardi di utenti. Una responsabilità di scelta non indifferente che, per numeri, colloca Facebook molto al di sopra di qualunque testata giornalistica mondiale.
In un post ufficiale su Facebook Mark Zuckerberg spiega che la società non ha rinvenuto alcuna prova del fatto che chi lavora a 'Trending Topics' abbia censurato storie con punti di vista e opinioni conservatrici e invita quindi i conservatori e tutti gli interessati di ogni parte politica a discutere sul tema nelle prossime settimane.