"Siamo parte attiva di questo ecosistema informativo e dovremmo evitare di inquinarlo, proprio come facciamo con l'ambiente che ci circonda": è questo il parere all'ANSA di Vincenzo Cosenza, esperto e analista di social media, dopo la nuova ondata di commenti sull'evolversi consultazioni di governo, sulla figura del presidente della Repubblica con l'hashtag #IostoconMattarella diventato popolare in poche ore e il rischio dell'inevitabile valanga di disinformazione su Internet in caso di nuove elezioni. Con la Polizia postale che ha avviato un monitoraggio sullel minacce e le offese al presidente della Repubblica.
"È un problema soprattutto di tempo - puntualizza l'esperto -. Le fake news si fondano sulla predisposizione ideologica e psicologica del loro target e sulla mancanza di tempo per poter approfondire e fare un controllo. Facebook e le altre piattaforme non hanno sufficienti risorse tecnologiche e umane per bloccare tutte le notizie nel tempo necessario ad evitarne la diffusione. Finalmente sono entrate in una fase di consapevolezza del problema, ce la stanno mettendo tutta ma non è abbastanza". Il fenomeno della disinformazione online è esploso con le elezioni presidenziali americane del 2016 e da allora Facebook, Google e Twitter sono sotto i riflettori. Hanno chiuso profili falsi o riconducibili a siti di propaganda russa, reso più chiare le regole sulla pubblicità politica, messo in atto una stretta sul linguaggio d'odio, si sono alleati con testate e fact checker e hanno anche aumentato l'individuazione di profili verificati per identificare fonti originali. Ma il fenomeno resta.
"Sta anche a noi adoperarci per evitare la diffusione delle fake news - continua Cosenza, autore del blog Vincos.it e della mappa mondiale dei social network -. Noi utenti dovremmo evitare di farci prendere dalla smania di condivisione e approfondire, cercare conferme da più fonti accreditate, costruire attorno a noi una rete social di fonti autorevoli. Evitare di dire la nostra a tutti i costi anche cavalcando una falsa notizia". Per esempio, "dopo l'incarico a Giuseppe Conte sono spuntati su Twitter diversi profili falsi che subito sono stati presi per veri"; per l'esperto si sarebbe dovuto controllare l'esistenza del bollino blu di certificazione, la tipologia di messaggio (troppo estremo o in linea?), le foto (inedite o già viste?), le persone seguite e cosi via. Insomma, bisogna "adottare un principio di precauzione perché siamo parte attiva di questo ecosistema informativo e dovremmo evitare di inquinarlo, proprio come facciamo con l'ambiente che ci circonda", conclude Cosenza.
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