Facebook torna sotto tiro per l'abuso dei dati personali dei suoi utenti a scopo di propaganda in giro per il mondo. Stavolta sul banco degli accusatori ci sono deputati di 9 Paesi, nell'ambito di una riunione allargata, della Commissione per il Digitale e i Media della Camera dei Comuni britannica che indaga su "disinformazione e fakenews".
L'organismo parlamentare, presieduto dal conservatore Damian Collins, è stato snobbato da Mark Zuckerberg. Ma è riuscito a sequestrare di recente a un manager in viaggio a Londra documenti riservati relativi ad attività passate di Facebook, usando in modo insolito i propri poteri investigativi.
E ha ottenuto oggi almeno la presenza almeno d'uno dei vicepresidenti del colosso Usa dei social media, Richard Allan, già membro del gruppo LibDem alla Camera dei Lord e compagno di partito di Nick Clegg, ex leader di partito e vicepremier del Regno Unito a sua volta arruolato da Zuckerberg come supermanager e consulente.
Pressato da domande e contestazioni, lord Allan ha ammesso che "la pubblica fiducia" in Facebook ha risentito di "alcune delle azioni compiute" in passato o quanto meno di certe sospette negligenze in scandali come quello che ha coinvolto la società di consulenza Cambridge Analytica. Ma ha sottolineato anche come Zuckerber accetti oggi la necessità di "cornici di regolamentazione" più rigorose per "aziende responsabili come la nostra". Aziende che, ha concluso, sanno di dover agire su questi dossier "in tandem" con le autorità di controllo.
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