ROMA - Sono 200 i paesi nel mondo dove si consuma la pasta tricolore, dove 1 piatto su 4 è Made in Italy. La tipologia più consumata è quella di semola di grano duro, il formato più amato gli spaghetti.
Exploit anche in Russia dove la percentuale schizza a +72,5%, per un totale di 20mila tonnellate, vicina alla quota dell'export totale del 2017 di 23mila tonnellate. Un settore che accanto alla tradizione sa innovarsi, con le tipologie legate a benessere e salute. Ed ecco la pasta integrale, biologica, senza glutine o con l'aggiunta di ingredienti come legumi, spezie e superfoods e poi ancora quella a rapida cottura, pronta in 4 minuti, senza essere precotta è ottenuta con particolari tecniche di lavorazione, più ricca d'acqua rispetto alla pasta comune e quindi, a parità di peso, fornisce anche meno calorie. "In un mercato sempre più competitivo, con nuovi e più aggressivi concorrenti - spiega il segretario generale dei pastai di Aidepi, Luigi Cristiano Laurenza - possiamo vincere solo puntando sulla qualità e sull'innovazione". Quanto ai consumi interni di pasta, l'Aidepi ricorda che l'Italia è leader con 23 kg procapite l'anno; la mangia il 99% della popolazione in media circa 5 volte a settimana, per il 46% è l'alimento preferito per ragioni di gusto o di salute. Non è un caso che le varianti di pasta bio, senza glutine, kamut, farro o con semole speciali sono cresciute del 12%, con punte del 18% nel caso della pasta integrale.
Giornata mondiale Pasta, 1 piatto su 4 è italiano
Aidepi, export raddoppia in 20 anni, boom da integrale a bio