(ANSA) - ROMA, 15 NOV - Sono entrati nelle nostre diete
perché saporiti e facili da preparare. Tuttavia i cibi
ultra-processati possono avere effetti negativi sulla salute.
L'ultima conferma arriva da uno studio, coordinato dalla
International Agency for Research on Cancer (Iarc), pubblicato
su The Lancet Regional Health - Europe, che ha osservato che
all'aumentare dei consumi di cibi ultra-processati cresce il
rischio di sviluppare simultaneamente cancro, malattie
cardiovascolari e diabete.
I cibi ultra-processati sono "prodotti fabbricati
industrialmente che comprendono componenti alimentari
decostruiti e modificati, ricombinati con una varietà di
additivi", spiegano i ricercatori. La loro diffusione è
aumentata in tutto il mondo e "rappresentano oggi il 50-60%
dell'apporto energetico giornaliero in alcuni Paesi ad alto
reddito".
La ricerca ha analizzato i dati di un grande progetto di
ricerca europeo denominato Epic (European countries in the
European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition)
per verificare se esiste una relazione tra consumo di questi
alimenti e multimorbilità, vale a dire la comparsa di almeno due
malattie croniche: nello specifico, almeno due tra cancro,
malattie cardiovascolari e diabete.
Dalla valutazione dei dati di 266 mila partecipanti seguiti
per oltre 11 anni è emerso che per ogni aumento di 260 grammi al
giorno di cibi ultra-processati si registra una crescita del 9%
di malattie multiple. Il rischio, però, non è lo stesso per
tutti i prodotti: i prodotti e le salse di origine animale e le
bevande dolci aumentano le probabilità di ammalarsi. Al
contrario, nessun rischio è stato osservato per chi consuma
prodotti ultra-processati di origine vegetale.
Tra i Paesi coinvolti nello studio, l'Italia è, dopo la
Spagna, quello in cui il consumo di cibi ultra-processati è più
basso: in media 207 grammi al giorno per gli uomini e 183 per le
donne. I consumi più alti si registrano invece in Olanda per gli
uomini e in Germania per le donne. (ANSA).
Cibi industriali legati a cancro, diabete e malattie cardiache
Ogni aumento di 260grammi nei consumi giornalieri +9% di rischio