Nel 2021 - denuncia Legambiente - sono state 47 le spiagge monitorate con il protocollo beach litter, censendo 36.821 tipologie di rifiuti finiti in mare. Di questi oltre 2.600 oggetti sono riconducibili alle attività di pesca: reti e attrezzi da pesca e acquacoltura in plastica, cassette per il pesce, lenze, galleggianti, contenitori per le esce. All'interno di questa categoria l'oggetto più presente (per il 45%) sono le calze da mitilicoltura.
"Delle 47 spiagge indagate - precisa Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania - 14 sono in Campania, dove sono stati individuati 363 rifiuti da pesca, il 3% del totale nazionale". "L'adozione dei retini in bioplastica biodegradabile e compostabile - sottolinea Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania - è una scelta necessaria per proteggere il mare dalle micro plastiche. Una volta concluso l'utilizzo, le calze diventano rifiuto speciale, da smaltire correttamente presso i porti di approdo. Le reti in bioplastica, invece, possono essere avviate a riciclo negli impianti di compostaggio". Se questo tipo di retino in Mater-bi - specifica Coldiretti Impresa Pesca Campania - dovesse invece essere disperso e finire in mare, si degraderebbe in un arco temporale massimo di 18 mesi come evidenziato dalle ricerche sinora effettuate su diversi prodotti in bioplastica Novamont. (ANSA).
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