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Pesca: Fai, Flai e Uila Pesca, 25 mila lavoratori a rischio
No ad ipotesi del disarmo delle imbarcazioni, è massacro sociale
(ANSA) - ROMA, 10 MAG - In questi giorni, molte imprese hanno
dichiarato di voler disarmare le imbarcazioni e di voler
licenziare i loro dipendenti, si tratta di 25 mila lavoratori
che rimarrebbero senza reddito. Fai, Flai e Uila Pesca
comprendono lo stato di disagio e di difficoltà nel quale si
trovano le imprese, ma non condividono la soluzione proposta che
va verso un vero e proprio massacro sociale. Gli effetti del
caro gasolio, nella pesca, continuano a destabilizzare un
settore in enorme difficoltà, precisano i sindacato. Dalle
misure contenute del Decreto Energia di marzo che avevano dato
qualche speranza ai lavoratori imbarcati e alle imprese, a oggi
non è arrivato nulla. I sindacati, inoltre, evidenziano
l'estrema necessità di un ammortizzatore sociale che possa
sostenere, in maniera strutturale, il reddito dei lavoratori. La
Cisoa pesca (Cassa integrazione salariale operai agricoli) è
infatti una scatola vuota, rilevano i sindacati, non solo è
inutilizzabile ma rappresenta un ulteriore costo per le imprese
che da gennaio di quest'anno hanno cominciato a pagare. Da qui
la richiesta al Governo, dopo mesi di attesa e forti
sollecitazioni, di un immediato intervento economico a sostegno
del settore e di rendere la Cisoa pesca effettivamente adeguata
ed utilizzabile per evitare così il blocco dell'attività di uno
dei comparti essenziali del paese. La pesca, come tutto
l'agroalimentare, concludono le tre sigle, rappresenta uno dei
settori strategici per gli obbiettivi di sicurezza alimentare,
ancora più evidente in tempi di pandemia e di guerra. (ANSA).
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