E' compatto il fronte dei pescatori italiani per arginare il caro gasolio, ma sale la tensione tra chi sceglie la linea dura, rimanendo in porto e chi invece continua ad uscire in mare, nonostante le difficoltà economiche a cui si aggiungono negli ultimi giorni anche casi di intimidazione. A fare il punto con l'ANSA è Fedagripesca-Confcooperative che, unitamente alle altre sigle del mondo associativo e sindacale, ha scritto questa mattina al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, affinché si vigili su ogni forma di minaccia rivolta contro chi vuole continuare a pescare.
"C'è una tensione sociale palpabile che va ascoltata - fa notare Fedagripesca - occorre tutelare il diritto allo sciopero o alla serrata ma allo stesso modo è fondamentale difendere i diritti di chi lavora". Qualche spiraglio positivo, però, potrebbe arrivare da Bruxelles. Dovrebbe essere prossima, spiega Fedagripesca, l'intesa sul "rimborso dei costi aggiuntivi sostenuti per l'acquisto del gasolio utilizzando risorse del Feampa, Fondo europeo per gli affari marittimi, pesca e acquacoltura; il ché produrrebbe un abbassamento dei costi, come se venisse fissato una sorta di tetto al prezzo". Ad essere interessati maggiormente dalla crisi energetica, ricorda l'associazione, sono i sistemi di pesca, a partire dallo strascico, che spendono di più in carburante; si va da 100 mila a 250 mila litri l'anno e rappresentano circa il 30% della flotta peschereccia composta da 12 mila pescherecci (il 17% della ferza Ue) che danno lavoro a 30 mila persone. Basti pensare che un peschereccio di medie dimensioni consuma tra i 700 e gli 800 litri di gasolio al giorno.
Caro gasolio, sale la tensione e i pescatori si dividono
Pressioni su chi lavora. Chiesto l'intervento di Lamorgese