(ANSA) - ROMA, 02 MAG - Dare avvio alla prima rotta del tonno
rosso made in Italy che da Carloforte in Sardegna, passa per
Cetara e Mariana di Camerota, in Campania, per arrivare nel
messinese, nella Sicilia orientale. Una strada di mare che
potrebbe generare un business da 100 milioni l'anno, con un
aumento del 45% di occupati tra addetti diretti e indotto; si
tratta di andare a toccare i poli di questa produzione di
eccellenza per favorirne il consumo nelle tavole italiane ed
europee, con ricadute positive per la trasformazione e il
commercio, ma anche per il turismo.
Tracciare le tappe di questa preziosa specie trova come
alleato le nuove abitudini degli italiani sempre più inclini a
mangiare pesce crudo. "Fino a pochi anni fa oltre l'80% del
mercato del tonno rosso fresco era destinato al Giappone come
alimento base per sushi e sashimi - spiega Fedagripesca - ma
oggi è cambiato tutto con una crescita esponenziale di richiesta
nazionale visto i consumi a casa e nella ristorazione di
tartare". Si tratta un pò di riappropriarsi di una specie ittica
considerata da 4 italiani su 5, secondo un sondaggio di
Fedagripesca, emblema del Mar Mediterraneo. Grazie a decenni di
sforzi per la pesca sostenibile, con la messa a punto di feree
politiche restrittive, oggi le popolazioni di tonno rosso nel
Mediterraneo mostrano una lenta ma costante ripresa. Anche se la
pesca illegale, il cambiamento climatico e l'inquinamento
continuano a rappresentare seri rischi. Protagonista sulle
tavole, a casa come al ristorante, è apprezzata per la sua
versatilità in cucina per preparare, antipasti, primi e secondi,
di cui non si butta via niente. Conosciuto anche come maiale di
mare, del tonno, infatti, si utilizzano tutte le parti: dalla
guancia, alle uova per realizzare bottarga, passando per il
mosciame, una sorta di prosciutto di mare. Contiene inoltre
molte proteine e grassi essenziali Omega 3, molto importanti
nella lotta al colesterolo. (ANSA).
La rotta del tonno rosso per potenziare filiera da 200 milioni
Giornata mondiale. Fedagripesca, non più solo export in Giappone