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Spirits negli Usa, il cocktail perfetto ha l'ingrediente italiano

Al via Bar Convent Brooklyn, l'Italia presente con 17 aziende

Spirits negli Usa, il cocktail perfetto ha l'ingrediente italiano

Redazione Ansa

 NEW YORK - L'industria del bere mondiale si riunisce a New York. Al via Bar Convent Brooklyn, la fiera gemella di quella lanciata a Berlino nel 2007, nonché uno degli eventi trade più importanti nel settore Spirits in Usa. E' qui che si lanceranno le nuove tendenze nell'universo 'mixology'.


    Oltre ai grandi gruppi, l'Italia partecipa, per la quarta volta, con 17 aziende sotto l'egida Ice, l'istituto per il commercio estero.
    Il Made in Italy parte in quarta a Bar Convent e nonostante nel 2023, secondo dati Ice, le importazioni statunitensi di alcolici abbiamo registrato un - 11,9% in valore e un - 13,6% in volume, quelle dall'Italia sono cresciute del 6,0% in valore e si sono mantenute stabili in volume. "L'Italia è il settimo esportatore di alcolici negli Usa in valore e il nono in volume - ha detto all'ANSA Erica di Giovancarlo, direttore dell'Italian Trade Agency New York e coordinatore per la rete Usa. - è anche il più grande esportatore di vermouth negli Stati Uniti sotto qualsiasi parametro, rappresentando più dell'87% del mercato".


    "In un contesto di calo - continua - c'è una varietà enorme di prodotti italiani da utilizzare nei cocktail. Prosecco e Aperol sono le basi nella mixology e anche se un cocktail specifico non è una creazione italiana, c'è comunque un elemento italiano".


    Lo spirit italiano rende un cocktail 'trendy' e, come ha spiegato all'ANSA il mixologist Michele Alfonso, lo eleva. "C'è tantissima influenza da parte dell'Italia nel mondo della mixology Usa, i nostri prodotti sono premium e danno un tocco in più. Inoltre fino a non molto tempo fa l'americano non aveva idea di cosa fosse il cosiddetto 'aspro', il bitter, poi invece hanno cominciato ad usarlo e a sperimentarlo nei cocktail più svariati".


    "Il prodotto italiano è specifico e piace - gli fa eco Barbara Schwoegler, export manager della Distilleria Nardini -.
    I gusti che riusciamo a mettere in bottiglia sono unici. La grappa non è entrata ancora nella mixology ma ci stiamo lavorando, ad esempio quella bianca può tranquillamente sostituire il gin o la vodka".


    La settima posizione dell'Italia fornitore negli Usa si è confermata anche nel primo trimestre 2024, nonostante la riduzione delle vendite italiane di oltre il 12%, a fronte di un mercato che continua a privilegiare produzioni industriali di whisky, tequila e mezcal dai paesi confinanti.
   

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