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'Home restaurant': Fipe, senza regole e salute a rischio
Fiore, canale parallelo che distorce il mercato ed evade fisco
(ANSA) - ROMA, 19 GEN - Una decisa azione nei confronti degli
'home restaurant' che evadono il fisco, distorcono il mercato e
mettono a rischio la salute, mancando controlli sugli alimenti
preparati. A chiederlo è la Fipe, la Federazione Italiana
Pubblici Esercizi oggi in un'audizione alla Camera, dove ha
sottolineato la necessità di contrastare ogni attività che mette
a rischio la sicurezza dei consumatori e opera senza sottostare
ad alcuna regola fiscale e contributiva. Ospitare persone a casa
propria per pranzi, cene o aperitivi dietro pagamento di un
corrispettivo specifico, secondo la Federazione, è una vera e
propria azione imprenditoriale che deve rispettare una severa
regolamentazione, alla stregua di qualsiasi altro ristorante.
''La crescente diffusione degli home restaurant in Italia -
ha dichiarato il Direttore Generale della Fipe, Marcello Fiore -
complici la crisi e il contributo dei social network, se non
contrastata immediatamente, rischia di costituire un canale
parallelo di offerta organizzato, ma non controllato da
molteplici punti di vista''. In particolare la Fipe chiede di
incrementare l'impegno normativo messo parzialmente in atto dal
Ministero dello Sviluppo Economico, in base alla quale gli home
restaurant sono considerate attività imprenditoriali a pieno
titolo; in mancanza di controlli preventivi e di idoneità,
l'home restaurant è da considerarsi un luogo a rischio per il
cliente, che paga un corrispettivo anche cospicuo per fruire di
un servizio privo di qualsiasi garanzia. La Federazione ricorda
infatti che, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità,
la maggior parte delle tossinfezioni alimentari deriva
dall'ambito domestico, con picchi del 70% per le preparazioni di
conserve casalinghe, manca, inoltre, una regolamentazione su
somministrazione e consumo di bevande alcoliche e il divieto di
fumo. Le Fipe ha fatto notare anche il vuoto contributivo e
fiscale, sia per quanto riguarda la posizione previdenziale
degli operatori, sia per la mancata certificazione dei
corrispettivi con scontrini o ricevute fiscali. (ANSA).
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