"Colossi delle energie fossili come Shell, Total e Bp - afferma Martina Borghi, campagna foreste dei Greenpeace Italia - sono responsabili di alcune delle più devastanti distruzioni ambientali della storia umana. E ora vorrebbero farci credere che piantare qualche albero possa autorizzare a continuare ad estrarre petrolio, gas e carbone".
"Tanti alberi - sottolinea il rapporto - non fanno una foresta. Oltre ad ospitare gran parte della biodiversità terrestre, le foreste hanno la capacità di assorbire e immagazzinare grandi quantità di carbonio. Sono le case di numerose comunità tradizionali e popoli indigeni, nonché fonte di aria e acqua pulita. Le piantagioni, invece, diventano spesso luogo di sfruttamento per le popolazioni locali, sono inaccessibili alla fauna selvatica e inadatte a ospitare specie animali e vegetali in pericolo di estinzione". Il rapporto di Greenpeace si sofferma sul ruolo centrale della giustizia sociale nella gestione delle foreste, sottolineando l'importanza di coinvolgere comunità tradizionali e indigene. Enfatizza l'importanza di evitare che i meccanismi di finanziamento per la mitigazione dei cambiamenti climatici includano la creazione di piantagioni, favorendo progetti in grado di dare spazio all'agricoltura ecologica e alla produzione di energia pulita e rinnovabile. (ANSA).
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