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L'aumento dei prezzi penalizza i maxi formati e la fascia bassa

L'Osservatorio Immagino di GS1 Italy analizza 133mila prodotti

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 27 GIU - Gli italiani hanno cercato di far fronte all'aumento dei prezzi facendo spese più frequenti al supermercato e riducendo le cifre pagate in cassa. A subire il minore impatto sulla riduzione dei consumi sono i prodotti a fascia alta, che in un anno hanno visto calare le vendite in volume di -5% contro il -5,8% della media. Sono stati, invece, i prodotti di fascia più bassa a subire la maggior riduzione dei volumi (-6%). Emerge dalla nuova edizione dell'Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che descrive le vendite, nel 2022, di 133mila prodotti alimentari, di cura della casa, degli animali e della persona.

La riduzione dell'esborso da parte degli italiani è stata ottenuta grazie alla diminuzione del numero dei pezzi acquistati per ogni scontrino. Quest'approccio ha coinvolto anche i formati convenienza perché, pur avendo un migliore prezzo euro al kg-litro, hanno comunque una battuta di cassa più elevata. I cali maggiori dei volumi hanno riguardato le fasce di prezzo bassa (-15,4%) e media (-10,8%), mostrando che la parte più debole della popolazione non ha altra scelta che comprare di meno.

I prodotti più salutari si sono mostrati più resistenti alla contrazione dei consumi, ma questo vale solo per alcuni claim indicati in etichetta. Hanno aumentato le vendite sia a valore che a volume principalmente tre indicazioni: pochi zuccheri (+17,6% a valore, +4% a volume), proteine (+15% e +0,1%) e senza lattosio (+12% e +2%).

Tutti i 9 tra claim, bollini e indicazioni geografiche europee hanno subìto una riduzione dei volumi venduti a fronte dell'aumento dei prezzi. Il claim che ha retto meglio è 'filiera', con un calo contenuto dei volumi (-0,7%) nonostante un significativo aumento di prezzo (+12%). Arretra invece il biologico, sia a valore che a volume (-2,3% e -9,4%).

Mappando, infine, la distribuzione per fascia di prezzo dei prodotti che sottolineano in etichetta la loro convenienza, emerge una forte concentrazione nella parte bassa del mercato, dove incide per il 37% sul giro d'affari, ben 9 punti percentuali più che sul totale dei beni di largo consumo.

(ANSA).

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