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L'Ue boccia il divieto di Budapest sulla carne coltivata

'Lo stop è ingiustificato'. Ass.Coscioni: 'Ora l'Italia elimini la norma, vigente ma inapplicabile'

Redazione Ansa

 La Commissione Ue considera "ingiustificato" e "non necessario" il disegno di legge notificato a luglio dall'Ungheria che vieterebbe la produzione e l'immissione sul mercato di carne allevata in laboratorio. "Non è stata ancora concessa alcuna autorizzazione per nessun prodotto a base di carne allevato in laboratorio" nell'Ue "pertanto questi prodotti non possono essere immessi sul mercato" comunitario, evidenzia Bruxelles in un parere circostanziato sull'iniziativa di Budapest, precisando che "il divieto non è quindi necessario, poiché attualmente il divieto di commercializzazione deriva dal diritto dell'Unione e si applica a tutto il territorio dell'Unione".
    Il divieto è inoltre "ingiustificato" e, per Bruxelles, potrebbe precludere la procedura di autorizzazione armonizzata per i nuovi alimenti a livello Ue, che prevede una valutazione scientifica da parte dell'Autorità europea di sicurezza alimentare (Efsa).
    A inizio anno la Commissione europea ha archiviato il disegno di legge italiano promosso dal ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida per vietare la vendita o la produzione di alimenti e mangimi sintetici non per la sostanza ma per vizi procedurali, perché la legge è stata approvata in violazione dei termini sospensivi del regolamento Tris.
    Il parere circostanziato obbliga ora l'Ungheria a rinviare l'adozione del disegno di legge di sei mesi dalla data di notifica (quindi fino al 13 gennaio 2025) e a rispondere alla Commissione sul seguito che intende dare a tale parere circostanziato.
 

ASSOCIAZIONE COSCIONI: 'ABROGARE NORMA ITALIANA' - Il parere emesso dalla Commissione europea "sulla legge ungherese" che vieta la carne coltivata in laboratorio, conferma che "anche la legge italiana" promossa dal ministro Francesco Lollobrigida "va considerata in violazione delle norme europee". Questo il commento dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, che insieme a Science For Democracy aveva presentato a Bruxelles un parere sulla legge ungherese. "Si tratta del secondo affondo alla legge Lollobrigida, dopo che di recente la Corte di Giustizia dell'Unione europea aveva dichiarato illegittima la normativa francese, analoga a quella italiana, che proibiva l'uso di denominazioni riferite alla carne (polpette, hamburger, ecc.) per alimenti a base vegetale", scrive l'associazione commentando il parere circostanziato che la Commissione europeo ha emesso sul disegno di legge di Budapest per vietare la carne coltivata in laboratorio. Motivando tale parere, le giuriste Vitalba Azzollini e Giulia Perrone, redattrici del testo, hanno dichiarato che il "governo farebbe bene ad abrogare la legge nazionale, che resta vigente, anche se inapplicabile, facendo finalmente chiarezza normativa. Soldi dei contribuenti italiani sono stati sprecati nell'adozione di un testo normativo la cui inutilità era stata rilevata sin dai lavori preparatori", conclude la nota.

 

GOOD FOOD INSTITUTE EUROPE - Sulla carne coltivata "la proposta ungherese si scontra con i principi del diritto europeo, così come sarebbe successo con la legge italiana se avesse rispettato la procedura Tris. Entrambi i divieti sono infondati, non essendo basati su evidenze scientifiche, soprattutto considerando che la carne coltivata non è ancora disponibile per i consumatori europei". Lo afferma in una nota Francesca Gallelli, responsabile relazioni istituzionali di Good Food Institute Europe commentando il giudizio della Commissione europea secondo cui il divieto di Budapest sulla carne coltivata è "ingiustificato". La legge italiana, segnala, è "potenzialmente inapplicabile dal momento che è stata notificata all'Unione Europea dopo essere stata approvata, in violazione della procedura Tris", sottolinea. Il Good Food Institute Europe ripropone e sintetizza alcuni pareri circostanziati dei Paesi Ue inviati alla Commissione europea sulla legge ungherese sulla carne coltivata: per la Svezia, segnala, "queste motivazioni sono inaccettabili. L'Ungheria non ha presentato una valutazione dei rischi posti dalla carne coltivata né ha dimostrato in altro modo che tali prodotti possano comportare rischi, ad esempio, per la salute umana o per l'ambiente". I Paesi Bassi ricordano che i prodotti legalmente immessi sul mercato in un altro Stato membro non dovrebbero essere soggetti a restrizioni arbitrarie e che "l'Europa ha la valutazione della sicurezza alimentare più rigorosa al mondo" sostenendo di considerare "innovazioni come queste come complementari all'attuale modo "tradizionale" di produrre proteine animali". Mentre la Lituania ricorda che "se un prodotto alimentare è stato autorizzato a essere immesso sul mercato dell'Ue, può essere commercializzato in qualsiasi Stato membro dell'Ue, compresa l'Ungheria, e pertanto le disposizioni" del "progetto di regolamento tecnico devono essere considerate incompatibili con il suddetto regolamento dell'Ue". Viene inoltre notato che alcuni Paesi consentono già la vendita di carne coltivata ed "è importante che l'Ue rimanga competitiva nello sviluppo di queste tecnologie e detti le condizioni per la regolamentazione e gli standard a livello globale". La Repubblica Ceca nota infine che "il divieto proposto costituirebbe un ostacolo alla libera circolazione delle merci all'interno del mercato unico dell'Ue e sarebbe contrario ai principi del libero scambio" e che "i prodotti che soddisfano questi requisiti di sicurezza dovrebbero poter entrare nel mercato unico europeo alle stesse condizioni degli altri alimenti approvati".

 

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