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Florida, cucina tipica di Napoli tra sostenibilità e creatività

A Miami il sogno dello chef Marco Giugliano, apre il suo locale

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 20 DIC - Dalla provincia di Napoli, Piazzolla di Nola, a Londra e Mykonos, per poi sbarcare negli Usa. La storia dello chef Marco Giugliano, classe 1990, è la rappresentazione di un sogno diventato realtà con l'apertura del suo primo locale: a Miami inaugura 'Mano Libera' "tra sostenibilità, creatività, amore per il vino, e il marchio di fabbrica della cucina tradizionale italiana" come sottolinea una nota diffusa a Napoli. Cinquanta coperti all'interno e un patio con altri trenta posti in un locale di design, tra lampadari marini, tele dell'artista Giampiero e una scenografica cantina a vista. Al centro della sala un tavolo a forma di mano: un grande "chef table" per condividere l'esperienza culinaria.
    "Mano Libera vuol dire famiglia - spiega Giugliano - e proprio come avviene a casa la domenica, gli antipasti sono serviti al centro della tavola: 'sharing' ovvero "condivisione" e così anche per i secondi piatti, mentre i primi li impiattiamo. Un nome che mi rappresenta perché i miei clienti mi lasciano fare, mi danno appunto mano libera. Nel menù c'è in tutto e per tutti Napoli, la mia terra". Ziti alla genovese, parmigiana di melanzane, calamari fritti, piatti tradizionali, "che parlano delle sue radici, di mangiar bene e anche di tenersi in forma" si evidenzia ancora. "Per far felici i nostri clienti - ribadisce lo chef - proponiamo anche pietanze purificate dal grasso, meno pesanti, senza perdere il sapore unico delle pietanze italiane. Un'idea nuova di cucina, anche con abbinamenti contemporanei, ricca di contaminazioni".
    Non può mancare il ragù servito con crostini di pane. Nel menù anche la linguina alla Nerano "a modo mio" con spuma di vacca rossa e pepe di Sichuan, carni "dry aged" maturate nelle celle frigorifero, una porterhouse, ribeye e le classiche salsicce napoletane fatte in casa. Nella proposta i dessert, come il gelato al pistacchio "express" e servito su una cialda a forma di bocca. Ci sono pure i virtuosismi dello chef che propone il bao giapponese in versione italiana, ossia piastrato e farcito di polpette di melanzane sottolio, fritte e in polpa, con sopra una polvere di noce pecan e spuma di Parmigiano Reggiano. "Ho avuto la fortuna di nascere in Campania, ai piedi del Vesuvio - conclude Marco - dove troviamo i migliori ingredienti del mondo, che hanno preso tutto il sapore del terreno vulcanico e della brezza marina del golfo di Napoli.
    Nelle grandi cucine stellate ho scoperto negli anni gli ingredienti che arrivavano dal resto del mondo, spezie e odori, che ho inserito nei miei piatti unendoli alla nostra tradizione, con amore e grazia".
    La storia di Marco Giugliano negli Usa comincia a New York, poi si sposta nel Connecticut a Branford, nel ristorante "Strega" di Danilo Mongillo, alla conquista delle ambite due forchette del Gambero Rosso, e poi primo ristorante dello Stato a entrare nella Guida Michelin. Questo successo gli vale la Green Card americana. Il successivo passo è il "Doma" a Miami, dove prosegue con la sua idea di cucina contemporanea con influssi internazionali, e uno sguardo alla molecolare. I primi passi in cucina li muove a 15 anni nel ristorante della famiglia "Nemo", mentre frequenta l'istituto alberghiero Maria Montessori di Somma Vesuviana e poi nello stellato "Taverna Estia" a Brusciano. Il passo internazionale avviene nelle cucine di Londra (Il Baretto e Quattro Passi) e poi a Mykonos. (ANSA).
   

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