- ROMA - Trovare il modo di attrarre le risorse del settore privato per ridurre la fame e la povertà nel mondo, secondo gli obiettivi stabiliti dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile a livello globale sottoscritto dai governi dei 193 Paesi Onu. E' la sfida lanciata nella seconda giornata dei lavori della conferenza internazionale organizzata a Roma dal Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e il ministero dell'Economia e Finanze, 'Investire in una trasformazione rurale inclusiva'.
''Le risorse pubbliche non sono sufficienti a centrare questo obiettivo che ha un costo estremamente elevato'', ha detto all'ANSA il direttore della Divisione delle politiche e consulenza tecnica dell'Ifad, secondo il quale ''occorre trovare il modo di invogliare il settore privato ad investire nel mondo della piccola agricoltura familiare, avendo capito che può essere potenzialmente un buon business, ma mitigare i rischi che questa operazione può comportare''. L'Ifad si pone come broker nel partenariato pubblico-privato, cercando di 'compattare' la piccola agricoltura. ''Il privato per poter investire in questo settore cerca 'scala', perché non può trattare con il piccolo produttore di montagna'', ha concluso Brizzi; da qui l'importanza di mettere in rete cooperative e associazioni dei piccoli produttori, in modo da metterli in contatto con il sistema bancario e con il mercato. Un lavoro, quello dell'Ifad, seguito con molto interesse dall'Italia, come ha detto ai lavori Adolfo di Carlucci, direttore banche multilaterali di sviluppo del Mef, a partire dall'imminente creazione di uno sportello dedicato al medio finanziamento; quella nicchia di coltivatori che viene trascurata dal sistema bancario perché troppo piccola senza sufficienti garanzie, ma anche dal micro credito perché leggermente superiore alla media.
Ifad-Mef, attrarre risorse private per ridurre povertà
Investire in piccola agricoltura può diventare un business
