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Terremoto: stalle e produzioni ko, milioni di danni

Organizzazioni agricole, bestiame decimato, tipicità a rischio

Redazione Ansa

- ROMA - Tra danni alle coltivazioni, stalle distrutte o pericolati, bestiame morto per fame o gelo e perdite di merce deperibile a causa della neve, sale negli ultimi giorni il conto dei danni per l'agricoltura e zootecnia nelle zone terremotate, arrivando a milioni di euro. Coldiretti sottolinea i danni causati dal crollo fino al 50% della produzione di latte e dall'impossibilità di consegnare latte e prodotti deperibili come mozzarelle, finiti dunque nel bidone, per una perdita stimata in oltre un milione di euro in sole due settimane. A questi si aggiungono maggiori costi dovuti ai disagi creati dal maltempo, stimabili del 30%, per le difficoltà ad alimentare il bestiame, mungerlo, abbeverarlo. Difficoltà anche per gli agriturismi che sono vuoti e per caseifici e salumifici ed altre aziende agroalimentari che non possono lavorare per i black out elettrici o il blocco delle consegne per il maltempo. Secondo la Cia-Agricoltori italiani il settore primario sta perdendo circa 100 milioni di euro a settimana tra danni alle coltivazioni e ai beni strumentali, perdite alla zootecnia e soprattutto mancata commercializzazione. In ginocchio soprattutto gli allevamenti, con ancora pochi ripari provvisori messi a disposizione di chi ha perso la stalla, su circa 700 richieste inoltrate dal 24 agosto in poi. Confagricoltura ha svolto un monitoraggio regionale da cui emerge un quadro allarmante. Nelle Marche preoccupa la previsione di piogge. Infatti la neve che appesantisce i tetti di strutture in piedi, ma magari già lesionate e pericolanti, con l'acqua piovana a sovraccaricare il peso potrebbe provocare il crollo di stalle e fienili. In Umbria gli agricoltori che non possono abbandonare le aziende sono ancora in camper e container. Quel che preoccupa di più è la burocrazia. Servono moduli di tutti i tipi per il bestiame. In Abruzzo Confagricoltura chiede referenti contattabili per coordinare domanda e offerta. Sul Gran Sasso sono in difficoltà aziende produttrici di tipicità come il Pecorino di Farindola Dop o il pecorino canestrato di Castel Del Monte.

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