"Le informazioni che i consumatori italiani richiedono - continua il presidente dei pastai italiani - saranno quindi ancora ben presenti".
Ma, sottolinea Unione Italiana Food, l'origine del grano non è automaticamente un indicatore di qualità o di sicurezza. Secondo Riccardo Felicetti, "la qualità non conosce frontiere e la sicurezza è garantita da stringenti normative europee e da un rigido sistema di controlli nazionali, sia sulla materia prima nazionale, sia su quella importata, cui si aggiungono numerosi autocontrolli dei pastai italiani." Ogni anno, ricorda Unione Italiana Food, nei pastifici italiani vengono fatte oltre 200mila analisi sul grano e 600mila sul prodotto finito. Ed è solo l'ultimo di 15 livelli di controllo di qualità e sicurezza.
In questo contesto, per l'industria, "la materia prima italiana resta centrale nella produzione di pasta Made in Italy: non solo i pastai italiani acquistano tutto il grano duro italiano adatto alla pastificazione, ma, con un protocollo d'intesa siglato nel 2017 con i principali attori della filiera (agricoltori, cooperative, aziende sementiere e di stoccaggio, industria di trasformazione), hanno certificato unità di intenti per renderla più competitiva nel segno di qualità, sicurezza e corretta ripartizione del valore. E' boom dei contratti di coltivazione tra pastai e mondo agricolo e cooperativo. Questi accordi hanno garantito all'industria pastaria grano "giusto" per la pastificazione e agli agricoltori italiani un'equa remunerazione". (ANSA).
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