"L'interesse per questa specie - spiega David Pozzi, coordinatore del progetto insieme a Orazio La Marca - è nato da una serie di considerazioni legate alla sua straordinaria produttività associata alla elevata qualità tecnologica del legname (accoppiata questa alquanto insolita), resistenza alla siccità, facilità con cui può rinnovarsi naturalmente, la minor esposizione ai danni da brucamento rispetto a molte specie di interesse forestale, la buona resistenza a importanti fitopatie, la notevole plasticità ad ambienti pedologici alquanto diversificati, l'aspetto paesaggistico gradevole che richiama quello delle abetine presenti nel nostro Appennino". Per questi motivi, secondo quanto emerge dagli esiti del progetto, la douglasia potrebbe sostituire molte pinete di pino nero distribuite in migliaia di ettari sull'Appennino toscano, come "importante, e probabilmente irrinunciabile, alleato per lo sviluppo della selvicoltura appenninica", sostiene Pozzi.
(ANSA).
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