Molte varietà hanno raggiunto prezzi storicamente elevati, come nel caso di alcuni Lunghi A: il Carnaroli (quasi il +120% rispetto a giugno 2021), l'Arborio, il S.
La siccità che sta coinvolgendo le zone di produzione, in particolare, il basso pavese, il novarese, il milanese e l'area del Delta del Po, oltre ai costi elevati dell'energia e alle alte quotazioni dei fertilizzanti, sta inoltre portando, evidenzia lo studio alcune aziende di questi territori ad abbandonare la coltivazione con il rischio di un calo della produzione a doppia cifra rispetto al 2021.
Uno scenario che inevitabilmente si sta riversando sui prezzi al consumo del riso, la cui crescita rispetto allo scorso anno è giunta a toccare il +13,7% a giugno, per effetto dei i rincari dei risoni, dei risi lavorati e l'aumento dei costi di produzione, dall'energia elettrica al packaging.
Sul fronte del commercio estero, intanto, nel primo trimestre del 2022 sono aumentate del +7,3% su base annua le esportazioni italiane di risone, riso semigreggio, riso lavorato e rotture di riso. Aumentano però anche le importazioni (+30% in volume rispetto allo stesso trimestre del 2021), a causa dei maggiori arrivi di riso lavorato dai paesi asiatici, in particolare da Birmania, Vietnam e Cambogia. (ANSA).
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