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Gas: Anicav, +1000%, a rischio filiera pomodoro da industria

'Settore in ginocchio. Serve interevento urgente Istituzioni'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 20 AGO - Il costo del gas "aumentato del 1.000% e le richieste ingiustificate da parte agricola nel bacino del sud Italia stanno mettendo in ginocchio centinaia di imprese. Urge un intervento delle Istituzioni". Questo l'allarme lanciato dall'Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali sottolineando che il gas metano è il più utilizzato negli stabilimenti di produzione delle conserve di pomodoro senza contare gli aumenti a doppia cifra dell'acciaio, necessario per la produzione delle scatole che rappresentano il principale contenitore dei prodotti, del vetro, della carta e delle vernici per le etichette, cartone, plastica e legno per gli imballaggi secondari.

"È assolutamente necessario un intervento a tutela delle imprese da questa pericolosa deriva che presenta una evidente componente speculativa - afferma Giovanni De Angelis, Direttore Generale di Anicav - in special modo per quanto riguarda il caro bollette. Bene il credito d'imposta, ma non è sufficiente. Pur consapevoli che questa sarebbe stata una campagna difficile non immaginavamo di arrivare a queste proporzioni. Le nostre produzioni si concentrano in 45/60 giorni e questi aumenti così repentini hanno un'influenza specifica non programmabile nella stagionalità breve che ci contraddistingue. Questa situazione è impossibile da sostenere soprattutto se si considerano le evidenti difficoltà che avremo nel trasferire questi aumenti alla grande distribuzione".

Inoltre, dice Anicav, "a peggiorare un quadro già pieno di difficoltà, si aggiungono i tentativi di speculazione della controparte agricola nel bacino del centro-Sud dove - riferisce il presidente Anicav, Marco Serafini - siamo costretti a subire le pressioni del mondo agricolo che, nonostante l'elevato prezzo medio della materia prima riconosciuto, con incrementi senza pari nella storia della nostra filiera, continua ad avanzare ingiustificate ed immotivate richieste di ulteriori aumenti che stanno mettendo a rischio l'intero comparto alimentando una spirale inflazionistica a tutto danno del consumatore finale.

Non si riesce davvero a comprendere perché nel Nord Italia si possa rispettare per il pomodoro tondo il contratto a 108€/ton, malgrado la gravissima siccità, mentre al sud, nonostante un prezzo medio di riferimento di 130€/ton, si continui imperterriti a chiedere ulteriori aumenti". (ANSA).

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