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Unaprol, serve comunicazione per spiegare il valore dell'olio

Trasparenza per aiutare consumatori a scegliere consapevolmente

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 09 NOV - Con le vendite di olio extravergine d'oliva che nei primi sei mesi del 2023 registrano -11%, urge una campagna di comunicazione che spieghi agli italiani il valore di un prodotto di qualità finalmente riconosciuto premium e allo stesso tempo occorre incrementare i controlli sui condimenti, i nuovi prodotti a basso costo piazzati sugli scaffali frutto di miscelazione tra olio d'oliva e olio di semi o altri oli vegetali.
    È quanto ha chiesto il presidente di Unaprol, il Consorzio Olivicolo Italiano, David Granieri, in una lettera indirizzata all'Icqrf e alla Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi alimentari del ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf).
    Unaprol nel particolare, informa una nota, ha chiesto quali siano i metodi analitici previsti per l'analisi di congruità rispetto a quanto dichiarato in etichetta e l'indicazione precisa di quanto olio extravergine d'oliva è contenuto nei prodotti per dare la possibilità ai consumatori di scegliere consapevolmente.
    "L'olio extravergine d'oliva - afferma Granieri - per tanti anni è stato ingiustamente oggetto di sottocosto o primo prezzo e adesso, finalmente, anche grazie alla congiuntura internazionale che si è creata, non può più essere così. Per questo motivo è stato sdoganato a scaffale questo blend composto da percentuali residuali di olio d'oliva con altri oli vegetali, il 'condimento', per cercare di trovare una commodity in grado di attirare l'attenzione dei consumatori ma questo tentativo, senza regolamentazione e controlli, rischia di risultare ingannevole che per chi acquista". "L'Icqrf - continua il presidente di Unaprol - ha già chiarito che questo prodotto deve essere posizionato su scaffali appositi ben distinti dall'extravergine ma è assolutamente necessario un intervento sulla norma per l'etichettatura. Ciò che non è verificabile, a nostro parere, non può essere dichiarato e, quindi, non può competere sul mercato alle condizioni attuali". "È finalmente finita - conclude Granieri - l'epoca dell'olio di qualità sotto costo, ed è necessario sfruttare questo momento, attraverso opportune campagne di comunicazione e informazione".
    I dati sui consumi pro capite annui continuano a dare segnali negativi da anni, con l'Italia, segnala il Consorzio olivicolo, che si ferma a poco più di 7,1kg di olio d'oliva per persona, molto distante dagli 11,4 kg pro capite della Spagna e dai 10,3 kg pro capite della Grecia, in netto ribasso rispetto ai consumi dei primi anni 2000 che viaggiavano intorno ai 12 kg pro capite.
    (ANSA).
   

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