L'olivo, in uno dei distretti produttivi piu' vocati quale e' la Toscana, comincia ad essere potato a siepe, mantenendo altezza e chioma basse, e l'olio viaggia meno in latta ma in bag in box, a partire da Bolgheri.
"Dopo la gelata del 1985 chi ha continuato ad investire in olivocoltura ha scelto quella specializzata. Non piu' piante altre tre metri, come si faceva nel Medioevo, con raccolte manuali difficili e rischiose per i lavoratori, ma impianti che facilitano la raccolta meccanica, chiave di volta per frangere le olive in poco tempo e aumentare cosi' la qualita' dell'olio. Al Castello di Nipozzano le piante d'olivo sono alte come siepi, viste da lontano possono sembrare vigne, e questo ci permette di velocizzare la raccolta su olivi piu' piccoli, quindi piu' facilmente accessibili, e con maturazione uniforme senza dover tornare sulla stessa pianta due tre volte come si fa nell'olivicoltura tradizionale". A dirlo all'ANSA e' Matteo Frescobaldi, brand manager olio Laudemio Frescobaldi e trentesima generazione della famiglia di Patrizi fiorentini, in occasione della Giornata mondiale dell'Olivo che si celebra il 26 novembre "per incoraggiare - si legge nelle motivazioni della proclamazione in occasione della Conferenza generale Unesco nel 2019 - la protezione di questo albero e dei valori che incarna".
Secondo Matteo Frescobaldi, con oltre 300 ettari di oliveti nelle tenute vicino Firenze, "i nuovi impianti specializzati non cambieranno il paesaggio toscano perche' l'ampia biodiversita' e le tipicita' trovano salvaguardia dal territorio stesso, col prevalere di piccoli appezzamenti, colline e boschi, piccoli borghi e chiesette. E laddove si hanno monocolture si e' piu' esposti a parassiti e quindi servono piu' trattamenti, anche in vigna. Inoltre, quel che non possiamo di certo trascurare sono gli aspetti umani e sociali: abbassare gli olivi evita tanti incidenti con le scale nella raccolta e con le nuove tecniche c'e' un ritorno nei campi dei giovani con formazione specializzata".
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