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Confagricoltura a futura Commissione Ue, profonda revisione Pac

Giansanti al forum ANSA:'Meno burocrazia e aprire a innovazione'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 28 MAG - "Ci vuole coraggio" con la nuova Commissione Ue che uscirà dalle prossime elezioni, "perchè serve una profonda revisione della Pac. Quello che abbiamo ottenuto finora è importante ma non basta". Oggi "o noi cambiamo letteralmente la Politica agricola comune riportando un focus sul mercato o noi abbiamo troppe aziende agricole esposte alle speculazioni e alle fluttuazioni del mercato", senza dimenticare i danni provocati dai cambiamenti climatici.
    Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, al forum ANSA.
    "La Pac oggi in vigore - ha detto - è stata immaginata 4 anni fa in un'era geopolitica decontestualizzata che non ha tenuto conto degli effetti del Covid e di quelli delle guerre. Quindi questa Pac oggi non è moderna, non è attuale, non rende competitive le nostre imprese. È stata fatta una revisione a seguito di una serie di azioni forti di lobby condotte da tutte le associazioni agricole. Questa Pac è molto più burocratica rispetto alla precedente. Ha limitato del 10% la capacità produttiva, il che significa che i cittadini europei o mangiano il 10% in meno o questa Politica agricola è riuscita a dichiarare quasi guerra a quell'agricoltura che dovrebbe proteggere, per aumentare le importazioni da fuori Europa", in contrasto con gli standard "elevatissimi che abbiamo in Europa sulla qualità delle nostre produzioni e dei processi produttivi".
    Secondo Giansanti occorre poi spingere sulla scienza e sulla ricerca applicata. Per esempio l'utilizzo di piante resistenti alla siccità e ad alcune malattie. "Stiamo sperimentando nella campagna pavese un riso resistente agli effetti del cambiamento climatico grazie alle tecniche di evoluzione assistita, le Tea.
    Bisogna aprirsi all'innovazione nel rispetto dell'etica e della sicurezza dei consumatori".
    E sul cibo di laboratorio: "La nostra posizione è netta e chiara, siamo contrari non perchè ci spaventa la competizione sul mercato, ma perchè credo che non sia comparabile un prodotto legato alla natura rispetto ad uno ottenuto in laboratorio. Ma soprattutto c'è un rischio geopolitico perchè i prodotti ottenuti in laboratorio hanno un brevetto industriale alla base e questo diventa una chiave per entrare nei mercati dei Paesi più poveri. Allora il cibo non può essere elemento di vantaggio per costruire competitività politiche che non possono appartenere a nessuno. Mentre l'agricoltura genera democrazia".
    (ANSA).
   

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