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Primato per Dop, Igp e Stg al Sud: +2,8% i produttori

Istat, nel 2022 sono 319 i riconoscimenti ottenuti nella Ue

Redazione Ansa

Toccano quota 319 i prodotti agroalimentari italiani di qualità riconosciuti dalla Ue a fine 2022, quattro in più rispetto al 2021, grazie al lavoro di 81.400 produttori certificati, anch'essi in aumento dello 0,4% soprattutto al Sud (+2,8%) e nelle Isole (+3,1%). Numeri che confermano il primato dell'Italia tra i Pesi europei, come segnala il report dell'Istat sui prodotti di qualità Dop, Igp e Stg. La vocazione territoriale, definita anche dai vincoli imposti dai disciplinari di produzione, si traduce in una forte localizzazione dei produttori, che nel 2022 per il 41,5% si trovano tra il Sud (14,4%) e le Isole (27,1%), il 19,4% nella sola Sardegna, seguita dal Trentino-Alto Adige con il 13,9% e dalla Toscana con il 13,8%. Il 40,4% dei trasformatori, invece, opera al Nord. Nel tempo si sta assistendo a una crescita di produttori nelle aree meridionali e, in misura minore, di trasformatori. Nel 2012 erano, rispettivamente, dell'8,4% per il Sud e del 20,8% per le Isole, mentre nel Nord era presente il 46,6% dei trasformatori.

Entrando nel dettaglio, oltre l'80% dei produttori si ripartisce tra formaggi (28,9%) dove spicca la Sardegna con il 44,8%, olii extravergine di oliva (28,6%) e il settore degli ortofrutticoli e cereali (25,1%). Tra i settori in crescita per numero di produttori ci sono le carni fresche per un totale di 9.458 unità (+3,7%), dove primeggiano le regioni del Nord-ovest Lombardia in testa, seguita dal Piemonte con il 24,4%, mentre i trasformatori segnano una flessione del 7%. Allevatori che si concentrano, oltre che in Sardegna, anche nel Lazio (11,3%), in Toscana (6,5%) e in Umbria (6,2%). Più variegata è la distribuzione territoriale dei trasformatori localizzati soprattutto in Campania (28,3%), Toscana e Marche. Si conferma al primo posto, per numero di produttori, l'Agnello di Sardegna seguito dal Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale. Il settore ortofrutticolo si concentra prevalentemente in Trentino-Alto Adige (49,7%), mentre in Toscana è presente soprattutto una tradizione legata all'olivicoltura.

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