Una nuova forma di cucina nordica è pronta a conquistare Milano, ed è molto diversa dal soffio avanguardista che, dalla Danimarca, si spinge alla Svezia e ai Paesi Baltici, e rintraccia gli ingredienti, come il salmone o lo stoccafisso, che abbracciano mari e culture dell'intero circolo polare artico, dalla Norvegia all'Alaska. Proprio sulle coste del paese nordamericano che affaccia sul Pacifico e sullo stretto di Bering si gioca una scommessa importante: ad esempio, è tempo di tirare le somme per il Sea Food Month che a gennaio, per la seconda edizione, ha impegnato l'Alaska Seafood Marketing Institute.
Una presenza importante è stata a Identità Golose, dove è stato possibile assaggiare il salmone selvaggio affumicato nelle versioni Red King, Sockeye e Argentato oltre all'Ikura, ricavato da Coho e Keta. Viene utilizzato anche nelle cucine fusion di alta gamma, che soprattutto su Milano stanno trovando espansione. Una spinta di rilievo viene dalla rivoluzione sostenibile che sta coinvolgendo il presente della cucina italiana: le zone di pesca dell'Alaska sono gestite in modo da garantire una fornitura sostenibile dei prodotti ittici provenienti dalle acque dell'Alaska così come imposto dalla costituzione dello Stato. Nel 1959, il popolo dell'Alaska decise che "il pesce dovrà essere utilizzato, sviluppato e conservato secondo il principio dello sfruttamento sostenibile".
Alaska, una tappa della rivoluzione nordica in cucina
Bene il Sea Food Month, e una forte mano dalla sostenibilità