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Cibo italiano sempre più 'a norma' kosher e halal

Mise-Federalimentare,15% aziende hanno almeno una certificazione

Cibo italiano sempre più 'a norma' kosher e halal

Redazione Ansa

PARMA - Dal 2013 il numero di imprese che ha conseguito le certificazioni religiose kosher e halal è costantemente cresciuto: oggi il 15% circa delle aziende alimentari italiane con più di 9 addetti è in possesso di almeno una certificazione religiosa. E' quanto emerge dal bilancio presentato a Cibus Connect del progetto sulla Promozione delle certificazioni agroalimentari del Made in Italy avviato nel 2013 da Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con Federalimentare, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Centro Islamico Culturale d'Italia con partner tecnico del progetto Fiere di Parma.

Roberta Toselli, del Ministero dello Sviluppo Economico, sottolinea come "la domanda di prodotti a certificazione religiosa è in costante crescita, sia all'estero sia nel mercato interno. Il bacino di utenti potenziali è enorme, perché prescinde dai confini geografici e riguarda anche soggetti non religiosi, per la percezione di garanzia in termini di salubrità e controllo che viene associata a queste certificazioni".

Giovanni Delle Donne, responsabile Promozione e Internazionalizzazione presso Federalimentare, sottolinea che il progetto ha riscontrato grande interesse presso le imprese alimentari italiane partendo nel 2013 con 413 aziende e arrivando a quota 1.031 partecipanti a fine 2016. E' stata anche riscontrata una correlazione diretta tra possesso di una certificazione religiosa e incremento del fatturato: il 62% delle aziende coinvolte nel progetto ha dichiarato un incremento di fatturato nei mercati in cui già operava. Il 64% delle aziende ha poi potuto approcciare nuovi mercati grazie all'acquisizione di certificazioni religiose. Paesi chiave, in particolare, sono la Francia per i prodotti alimentari italiani con certificazione halal, e gli Usa per i prodotti alimentare italiani con certificazione kosher.

Nicola Bertinelli, neo presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano e al vertice dell'azienda che nel 2014 ha ottenuto per prima la certificazione 'superkosher' dall'ente ortodosso ebraico per il parmigiano reggiano e quest'anno lo ha fregiato anche della certificazione halal, sottolinea che "i mercati esteri sono una grande opportunità ma vanno approcciati con tutte le carte in regola. In primis il fatto che determinate categorie di consumatori abbiano la possibilità, oltre che il desiderio, di poter consumare kosher e halal".

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