(ANSA) - NAPOLI, 19 DIC - Al Trianon Viviani, dal 20
dicembre, per tutto il periodo delle festività, è di scena la
commozione e il divertimento della classica sceneggiata
natalizia Lacreme napulitane.
Riadattato e diretto da Nino D'Angelo, che l'ha anche
arricchito con l'inserimento di sue canzoni, lo spettacolo vede
un nutrito cast di una ventina di attori e musicisti, capitanato
da Gloriana e Francesco Merola.
«Nella mia riscrittura di questo testo, dove c'è il dramma
dell'emigrazione, che mi fa pensare molto all'oggi - spiega
D'Angelo -, non c'è l'originario delitto d'onore, perché è una
sceneggiata moderna, giocata sui sentimenti, resa ancora più
moderna dall'inserimento di molte canzoni, anche recenti: oltre
ovviamente a quella di Libero Bovio e Francesco Buongiovanni che
dà il titolo e chiude lo spettacolo, per la scena della festa di
Pierino, il figlio del protagonista Gaetano (l'«Isso» del
triangolo della sceneggiata), c'è Cient' 'e 'sti juorne, una
canzone che ho riadattato e che tipicamente si cantava in
occasione dell'onomastico di una persona. Il brano segna un
momento teatralmente importante, perché, proprio quando c'è la
festa e la gioia collettiva, Pierino scopre che la madre
(«Essa») tradisce il padre con il suo padrino («'o Malamente»).
E ci sono varî brani miei, come Mia cara città, il canto del
protagonista espatriato in America, pieno di dolore e di
nostalgia per la famiglia e la sua terra lontane, nonché le
parodie di 'A storia 'e nisciuno e Senza giacca e cravatta».
«Ho riadattato il copione di Enzo Vitale ed Elena Cannio, in
arte Liliana, in modo un po' autobiografico - continua il
direttore artistico del teatro del popolo -: innanzitutto ho
voluto fare un omaggio a san Pietro a Patierno, il mio quartiere
di nascita, spostando e ambientando lì la vicenda; poi ho dato
ai personaggi tutti i nomi dei miei parenti. Quando, nove anni
fa, allestii questa sceneggiata, partecipando anche come attore
assieme a Maria Nazionale, nel recitare ritornavo un po' bambino
dentro di me: mi sembrava così di stare a casa mia con zi'
Totonno, con zia Carmela, con zi' Gennaro…».
«In effetti - prosegue D'Angelo - mi è sempre piaciuto molto
questo genere teatrale: quando "facevo filone" a scuola, vicino
alla chiesa di santa Maria della Fede, andavo al teatro Duemila,
che era a un paio di traverse: la sceneggiata iniziava alle 11
di mattina e si facevano tre, quattro spettacoli al giorno. Pure
nella mia famiglia si amava la sceneggiata: il lunedì gli
"scarpari" di san Pietro a Patierno facevano festa e andavano a
vedere tutti quanti la sceneggiata, al Duemila o al teatro
Italia, o al Trianon, che è stato un grande punto di riferimento
per questa forma teatrale nella quale ha tanta importanza la
canzone napoletana».
La sceneggiata, meglio conosciuta come sceneggiata napoletana, è
un genere di rappresentazione popolare, che alterna il canto con
la recitazione e il melologo drammatico, nato e sviluppatosi a
Napoli particolarmente tra gli anni '20 e gli anni '40 del
Novecento, che ebbe proprio nel Trianon uno dei teatri di
riferimento, e in D'Angelo un apprezzato interprete nel revival
che si ebbe negli anni '70. «Raffaele Viviani, il commediografo
al quale ho voluto dedicare il teatro di Forcella - puntualizza
l'ex caschetto biondo della canzone -, definiva questo genere
teatrale "la puttana dell'arte", prendendone così le distanze.
Però, se guardiamo da vicino qualche suo lavoro, come Lo
Sposalizio, vediamo che si tratta di una sceneggiata di
grandissimo livello. Forse voleva sottolineare l'importanza del
testo, che spesso era esile e magari pure mortificato dal
protagonismo degli attori. Non a caso scriveva delle parti
fenomenali per la sorella Luisella e la sua compagnia. Diciamo
che tra la sceneggiata e le opere di Viviani c'è un po' il
rapporto che possiamo vedere tra le canzoni neomelodiche e Nu
jeans e na maglietta, un capolavoro del genere che, comunque,
guarda oltre. Comunque non penso che la sceneggiata sia un
fenomeno che possa ritornare. Però mi piace riproporre qualche
classico come Zappatore, andato in scena al Trianon Viviani nel
2016, o, per l'appunto, Lacreme napulitane, che nove anni fa mi
vide, sempre nel teatro del popolo, anche come attore con Maria
Nazionale. Sono titoli che abbiamo amato tutti grazie a Mario
Merola, l'artefice dell'ultima sceneggiata».
Questo allestimento di Lacreme napulitane vuole ricordare e
rendere omaggio al «grande Mario», riproponendo, con il figlio
Francesco, il binomio Merola - Gloriana che nacque proprio al
Trianon nel 1959, quando i due artisti, al loro debutto come
cantanti, parteciparono a un concorso di voci nuove: il primo
premio andò a Merola e il secondo a Gloriana, che, essendo
minorenne, vinse un pacco di cioccolatini.(ANSA).
Lacreme napulitane al Trianon di Napoli
Il regista Nino D'Angelo riscrive classico per Gloriana e Merola
