Iodate, carnose, vegetali, raffinate: dieci incontri per scoprire i segreti delle ostriche. Un prodotto di pregio, amato dai Romani che le allevavano, come racconta Plinio, nel Lago di Lucrino e che l'Associazione Italiana Ostricari intende promuovere partendo dalla formazione della figura dell'ostricaro professionista. "Si tratta - spiega il presidente Daniele Testa - di un profilo che in Italia non è ancora definito e che con questo percorso formativo articolato in tre livelli, vogliamo perfezionare andando oltre la passione".
Il corso, presentato dal direttore dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone, a Portici, ha l'obiettivo di promuovere attraverso la conoscenza del prodotto-ostrica la storia e cultura gastronomica del Mediterraneo, focalizzando l'attenzione sui Campi Flegrei, storica e naturale culla dell'itticoltura campana. L'incontro di Portici ha rappresentato la prima 'lezione'; ne seguiranno 9 in altre sedi.
"Anche i Borbone - racconta Alessio Cutino, vicepresidente di Aiost - avevano a corte per i loro prestigiosi banchetti 'l'ostricaro fisico' un figura recuperata dalla storia, e ora la rendiamo con questo corso, adatta alle esigenze della ristorazione contemporanea che vede un mercato sempre più attento ad un'offerta di qualità".
I corsisti avranno a disposizione una scheda di valutazione tecnica, messa a punto per la prima volta in Italia, annunciano i promotori, che analizzerà tutti gli aspetti sensoriali del prodotto, come avviene nelle degustazioni di vino e olio. In "cattedra", fra gli addetti ai lavori, anche gli chef stellati Francesco Sposito, Pasquale Palamaro, Gennarino Esposito, Domenico Iavarone, Angelo Carannante. (ANSA).